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lunedì 07 ottobre 2024
 
 

Allenare il disagio giovanile

30/04/2013  Giuste motivazioni, buoni modelli, sani obiettivi: è quello che manca a una fetta crescente di ragazzi, schiacciati dalla crisi e dall'incultura

Un adolescente su 5 non va a scuola e non lavora, appena il 22,2% dei giovani con età compresa tra i 15 e i 19 anni ha una scolarizzazione secondaria: più che ricercare un colpevole urgono soluzioni. Come quelle proposte dalla costola italiana dell'associazione internazionale "Children and family coaching onlus" che, attraverso lo strumento del coaching, intende mettere al servizio di giovani, genitori ed educatori gli strumenti necessari a migliorare i loro rapporti interpersonali, risvegliando la capacità e il desiderio di comunicare. Il tutto passando da un percorso formativo di sviluppo delle potenzialità individuali e "collettive" perché il contesto è determinante per capire e affrontare dal corretto punto di vista un iter di questo genere.


Attraverso un progetto che si svilupperà in tutta Italia coinvolgendo direttamente in una serie di incontri scuole e "territori", gli esperti dell'associazione hanno come fine ultimo la "reazione" dei giovani al rischio di esclusione sociale in cui sempre più spesso incorrono: un invito a uscire dal disagio mettendo in primo piano le capacità, i talenti, le potenzialità magari rimasti inespressi e necessariamente destinati a diventare il trampolino di lancio per un futuro da "protagonisti". 

Questioni di risorse, dunque: quelle che lo Stato non è più in grado di garantire da ormai lungo tempo se è vero come è vero che la disoccupazione giovanile, anche tra i laureati, ha raggiunto livelli preoccupanti; che 2,8 milioni di ragazzi si accontentano di lavori precari senza alcuna prospettiva di avere, un giorno, la pensione; che l'Italia investe nella cultura il 4,4% del Pil, cifra che la colloca al 21° posto tra i Paesi dell'Unione europea.  

 
 
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