Le “intolleranze alimentari” non
sono né allergie nascoste né disturbi
psicosomatici, ma reazioni
dell’organismo ad alimenti nuovi
o non ingeriti da tempo. Guaribili,
come del resto le allergie». Attilio Speciani
allergologo e immunologo studia
le reazioni alimentari da 30 anni, e da
sempre è attento alla medicina complementare.
È un convinto assertore dell’idea
che escludere un alimento dalla
dieta non solo non aiuti i soggetti con intolleranze,
ma anzi li renda sempre più
sensibili alle sostanze temute.
- Dottor Speciani, intolleranze e allergie
hanno un’origine comune?
«In comune c’è un processo infi ammatorio,
nelle allergie è mediato dagli anticorpi
IgE ma non è vero che nelle intolleranze
non è coinvolto il sistema
immunitario. L’immunologo americano
Fred Finkelman ha provato che i cibi,
tutti, sono un po’ come i microbi e i
virus: abbiamo quantità di anticorpi diversi
per ogni alimento con cui entriamo
in contatto. Occhio: non le temibili IgE sviluppate nelle allergie a pollini e
noccioline, ma le IgG. Le stesse che ci
dicono se abbiamo avuto una certa infezione.
Un esame del sangue può dirci
se abbiamo litigato con un certo cibo la
prima volta che lo abbiamo incontrato».
- In effetti l’allergologo per prima
cosa cerca le allergie…
«Esatto. Tuttora da una parte si cercano
anticorpi IgE nelle persone sbagliate
e dall’altra fi oriscono pseudo-ricercatori
e pseudo-test. Ma in realtà le reazioni
agli alimenti non si esauriscono certo
nelle allergie».
- È vero che dall’intolleranza si può
guarire?
«Anche l’allergia è reversibile. Siamo
tutti “intolleranti” e tutti scateniamo
una risposta immunitaria rispetto a ciò
che mangiamo. Ogni persona ha dalla
nascita un livello diverso per ogni alimento,
un suo profi lo alimentare che
può “allenare”. Da tre-quattro anni si
ipotizza di placare non solo le “intolleranze”
ma anche le più gravi allergie
IgE mediate con dosi crescenti di cibi che attivano una forte reazione immunitaria.
Diverse pubblicazioni testimoniano
il pieno recupero della tolleranza
almeno in un 70 per cento di bambini
allergici “ri-svezzati” sciogliendo quantitativi
crescenti di noccioline, proteine
del latte, e altri alimenti in acqua».
- Quali sono i test sperimentali di sicuro
affi damento oltre alla misurazione
delle IgG?
«Nel nostro studio a Milano ci siamo
concentrati su due sostanze che creano
infi ammazione, le citochine Baff e
Paf: ne misuriamo i livelli nell’intestino
e nel plasma di chi lamenta fastidi dopo
aver ingerito per esempio pasta o latticini;
abbiamo in corso uno studio sulle
donne in gravidanza con i ginecologi
del Buzzi, guidati dal professor Ferrazzi.
Le osservazioni fi n qui confermano
che l’alimento interferisce nel sistema
immunitario coinvolgendo sostanze
“parenti” di quelle coinvolte nello scatenare
artriti, coliti, Crohn e altre patologie
infi ammatorie. Ecco perché da
qualche anno si parla non più di “intolleranze”
ma di “infi ammazioni da cibo”:
un’accezione positiva. Ciascuno
di noi reagisce, meglio o peggio, a un
cibo ma non è vero che non lo tolleri.
Considerare intolleranza una reazione
infi ammatoria vuol dire escludere dalla
dieta, sbagliando, un alimento al quale
invece abituarci ci rafforzerebbe».