Abbiamo dunque appreso che a Beethoven manca il ritmo. Anzi, è l'intera musica classica a soffrire di questo deficit. Per nostra fortuna, c'è un altro genere musicale che di ritmo abbonda: la leggera. Infatti, Jovanotti è meglio di Beethoven, la musica leggera ha più ritmo della classica.
Dobbiamo la rivelazione a Giovanni Allevi, il 44enne compositore marchigiano, che al Giffoni film festival ha raccontato come è stato folgorato da questa verità: «Un giorno ho capito che dovevo uscire dal
polverone e cambiare approccio con la musica, anche se si
trattava di quella classica. Stavo ascoltando a Milano la
Nona Sinfonia di Beethoven. Accanto a me un bimbo annoiato
che chiedeva insistentemente al padre quando finisse. Credo
che in Beethoven manchi il ritmo. Con Jovanotti, con il
quale ho lavorato, ho imparato il ritmo. Con lui ho capito
cos'è il ritmo, elemento che manca nella tradizione
classica. Nei giovani manca l'innamoramento nei confronti
della musica classica proprio perchè manca di ritmo».
Viene un dubbio: Allevi avrà confuso Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, con il compositore Cherubini, vissuto a cavallo fra '700 e '800? E se non avesse lavorato con Jovanotti, sarebbe mai giunto a questa conclusione?
Scherzi a parte, la stecca di Allevi - non la prima, per la verità - è riuscita a rinfocolare l'annosa diatriba sulla presunta superiorità di un genere musicale sull'altro: è meglio la leggera della classica? La vera musica è solo il jazz? La classica è musica d'altri tempi? Il rock è finito? E così via... Negli altri interventi del dossier, il lettore incontrerà posizioni equilibrate. Anche illustri esponenti della classica, invitano a rispettare la dignità di ogni genere musicale, a patto che non si perda la consapevollezza della loro diversità (si veda il fulminante parere di Nicola Piovani).
Ecco: forse ad Allevi difettano, più che il ritmo, l'equilibrio nel giudizio e la consapevolezza della differenza fra le cose.