Il ragionier Fernando Alonso, impiegato
presso la Cassa di Risparmio Ferrari, ha non vinto un'altra gara
del Mondiale di Formula 1, ma ha continuato a guadagnare, eccome. Vero
che Sebastian Vettel, il tedesco campione in carica su vettura Red
Bull, rimasto in ombra per la prima parte della stagione, con il
primo posto sul circuito di Singapore ha raccolto 25 punti, è salito
al secondo posto nella classifica generale, e dista adesso 29 punti
da Alonso che è arrivato terzo, prendendo 15 punti, salendo sul podio
insieme con il tedesco e con il britannico Button (McLaren), 18 punti
a lui. Vero che Alonso prima di Singapore guidava la classifica con
37 punti su Hamilton (McLaren), 38 su Raikkonen (Lotus), nonché con
39 su Vettel.
Ma se vogliamo fare proiezioni è più vero ancora che
le gare disputate adesso sono diventate 14 e quelle da disputare si
sono ridotte a 6, tutte fuori Europa, secondo questa sequenza asiatica
(Giappone, Corea, India e Abu Dhabi) e poi americana, negli Usa ad
Austin,Texas (novità), e in Brasile, con chiusura a San Paolo il 25
novembre. Più vero anche che i due piloti ritenuti da Alonso i più
pericolosi erano nell'ordine, appunto Hamilton (ritiratosi a
Singapore) e Raikkonen, i quali, quarto e terzo in classifica
generale, adesso patiscono distacchi rispettivamente di 52 e di 45
punti.
E insomma Alonso ha fatto un affare.
Il ragioniere continua a fare affari,
a colpi di vittorie (sinora 2, in Malesia e in Germania), di secondi
posti (2), di terzi posti (3), di piazzamenti degni, soltanto una
volta limitandosi al nono posto, soltanto una volta ritirandosi (in
Belgio). Intanto la sua Ferrari si migliora in questo o quel
particolare, senza smarrire la propria identità di base. Non è la
Ferrari della prima parte della stagione, quando sembrava che Alonso
avesse vinto in Malesia per caso, per curioso accidente, non è una
vettura rinnovata all’insegna della rivoluzione, è semplicemente
l’auto piò fedele che brillante che il ragioniere ama, guida e che
lui stesso ha messo a punto con i suoi ingegneri e i suoi meccanici.
Vettel è tornato grande, ma Vettel è
temperamentale assai, basta un contrattempo e riprende a sbagliare,
lui che era lo strafavorito al via del Mondiale 2012. Alonso ha la
calma severa, se del caso feroce, di un patriarca. Se proprio
vogliamo, il problema è la scelta, impostagli da una Ferrari che non
si è sviluppata come si sperava e magari anche pensava
di speculare al massimo sulle virtù proprie e sui difetti altrui:
problema, perché ad un certo punto la parte più focosa della sua
tifoseria potrebbe non gradire di dover non solo fare i conti, ma "lavorare" su pochi punti, magari alla fine sul punticino.
Teoricissimamente esiste pure il problema etico nonché medianico di
sapere se Enzo Ferrari sarebbe d’accordo, o se invece non
chiederebbe qualche azione di sfondamento, qualche sortita da far
paura agli avversari, lui che amava Gilles Villeneuve che spaccava
vetture ed anche persone, incluso se stesso, ma che era figlio di
Nuvolari. Ma insomma, fatti tutti i conti, allineati tutti i
problemi, diciamo che è molto bello ed anche molto giusto quello che
Alonso (e Domenicali suo direttore in posta, e Montezemolo suo gran
capo in ditta) sta facendo: e questo nostro parere, per quel che
ci riguarda, resterà in vigore, lo giuriamo, quale che sia la
conclusione della lunga stagione del circus. Alonso fra l’altro è
salito in vetta alla classifica e ci è rimasto senza chiedere niente
alla fortuna e senza esplodere mai in lamenti per la sfortuna.
Spagnolo del Nord, ama la pioggia, ma al sole sta e guida benissimo.
Parla bene italiano (già ci è occorso di fare notare, qui, la bella
calda rotondità del personaggio), non gioca al gioco del pilota
sciupafemmine, e magari se gli occorre, come al divino Schumacher a
Singapore, di tamponare un compagno di gara (Vergne) mentre si
procede dietro alla safety car, sarebbe persino capace di chiedergli
scusa. Schumacher che vinse molto per la Ferrari, ma che troppe volte
riuscì a dispensare ghiaccio delle più fredde grotte nibelungiche
alla nostra gente calda che voleva arrostirlo d’amore.