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Alzheimer: spezzare l'isolamento dei familiari

19/09/2013  A Milano ci sono locali gestiti da volontari dove i malati di Alzheimer dispongono di spazi ricreativi e riabilitativi. Intanto i parenti interrompono la pesante routine di assistenza.

Alzheimer, un termine che fa paura e porta con sé sofferenza, oblio, isolamento, solitudine, ma anche un pesante carico psicofisico per i familiari. A Milano queste problematiche sono affrontate dalla Fondazione Manuli Onlus, che dal 1992 offre anche a domicilio servizi assistenziali gratuiti e personalizzati ai malati e ai loro care giver, cioè i familiari che li aiutano – vittime indirette della patologia.  

Ogni anno la Fondazione prende in carico 300 nuovi casi, offrendo ben 15.000 ore di assistenza a cura di esperti (medici, infermieri, psicologi ecc.) e volontari formati ad hoc. Tra le iniziative della Fondazione ci sono pure sedute di terapie non farmacologiche quali arteterapia, danza-movimentoterapia, musicoterapia (quest'ultima partirà a marzo). Dal 2007, poi, c'è l'Alzheimer Café Milano, che accoglie circa 80 nuclei familiari.  

«Gli incontri si svolgono presso due sedi date in concessione grazie a convenzioni con il Comune di Milano/Istituto dei Ciechi e le Residenze per anziani Saccardo» spiega la  presidente, Cristina Manuli. «Lo scopo è duplice: da una parte, spezzare l'isolamento del nucleo familiare, proponendo attività mirate al mantenimento delle capacità residue del paziente; dall'altra, offrire al care giver un punto di incontro e di confronto sulle proprie esperienze». Come si svolge l'incontro?  

I pazienti si radunano in un'aula dove un terapista occupazionale, coadiuvato da volontari, sottopone loro attività diverse, come stimolazione cognitiva o sensoriale, attività manuali e creative. In un'altra stanza i  familiari ascoltano esperti di vari settori (avvocati, neurologi, psicologi ecc.) o volontari formati appositamente che li informano sulla malattia, sul modo di comunicare con i malati, sulle novità nel settore ecc. Il pomeriggio si chiude in modo leggero e conviviale con musica e merenda e con la possibilità di condividere il proprio fardello con gli altri. 

I benefici di queste sedute si protraggono a lungo: come sottolinea la presidente, il carico di stress dei familiari è pesantissimo, soprattutto al primo incontro, così ricevere guida e orientamento è di grande aiuto. «E poi, diversamente che in un bar qualsiasi, qui sono possibili la socializzazione e un ritorno alla normalità, almeno temporaneo». La speranza è che questi luoghi di incontro, nati nel 1997 per iniziativa di un medico olandese e poi diffusi in altre capitali europee, possano trovare spazio anche in altre città italiane.

 

Info: www.fondazione-manuli.org;

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