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Amici Celebrities, la sorpresa Joe Bastianich: «Canto, suono e sono il figlio della cuoca dei Papi»

09/10/2019  Il ristoratore e giudice di Masterchef debutta con un Cd e ha partecipato al programma in onda mercoledì 9 ottobre su Canale 5: «Se qualcuno vuole davvero conoscermi deve bere il mio vino e ascoltare le mie canzoni»

Uno chef e un ristoratore famoso, un personaggio televisivo di successo, una vita piene di certezze, ma la voglia di rimettersi in gioco e di cimentarsi in un campo completamente diverso: la musica.

Così Joe Bastianich, all’età di 51 anni (li ha compiuti il 17 settembre), riparte da zero con un Cd dal titolo Aka Joe, registrato a Los Angeles, e la partecipazione ad Amici Celebrities, non più nelle vesti di giudice ma di concorrente.

«In realtà la musica ha sempre fatto parte della mia vita», spiega. «A 13 anni avevo la mia prima band e suonavamo nel garage di casa. Io, figlio di esuli istriani, volevo sentirmi pienamente americano e suonando rock ambivo a diventarlo, era la mia fuga dall’italianità».

Joe Bastianich: la famiglia, il vino e il suo Friuli

Quali sono stati i suoi riferimenti musicali?

«Sono cresciuto tra gli anni ’70 e ’80. Ascoltavo i Led Zeppelin, i Rolling Stones, Bruce Springsteen, Neil Young, poi sono andato alla ricerca delle tradizioni con Johnny Cash, Ray Charles. Questo album composto di dodici brani l’ho scritto io nell’arco di sette anni, e mi sono avvalso di una band tutta italiana. Ci sono echi rock, country, blues, funky. Tratto problemi politici, come l’imperialismo militare americano, vicende personali, l’amore».

C’è anche una canzone dedicata a sua nonna…

«Nonna Erminia ha 97 anni, devo in parte a lei se sono diventato quello che sono. Mi diceva sempre: “Giuseppino, tu puoi fare quello che vuoi nella vita”. Spero davvero di poter arrivare a festeggiare i suoi 100 anni».

Com’è nata la canzone sui bambini vittime di una sparatoria in una scuola?

«Quando successe quel fatto terribile molto vicino a casa mia, mio figlio mi chiese perché dovevano accadere cose così orribili. La mia risposta da padre è in quella canzone».

In realtà ha cominciato già da un paio di anni a esibirsi in pubblico con lo spettacolo Vino veritas...

«Quindici anni di Tv mi hanno dato dimestichezza nell’affrontare il pubblico. In quello spettacolo ci sono io, la mia chitarra e le mie storie; e il vino, che è la mia grande passione. È un misto di degustazioni, canzoni e aneddoti della mia vita».

Lei ha diversi vigneti, tra cui uno in Friuli…

«L’ho scelto in quella regione per un omaggio alle mie origini, a cui tengo molto. Il mio vino Vespa bianco l’ho creato io con una serie di uve, è unico e mi rappresenta. Dico sempre che se qualcuno vuole conoscermi davvero deve bere un calice di questo vino e ascoltare il mio Cd. Il vino e la musica restano, le mie attività di ristoratore (ha numerosi ristoranti negli Stati Uniti e in Italia, ndr) sono più effimere».

È vero che il suo vino l’ha fatto assaggiare anche a due Papi?

«Mia mamma è la cuoca dei Papi, quando si recano negli Stati Uniti, ospiti nella casa del Vaticano che si trova a New York. In verità, papa Francesco si è limitato a un assaggio, lui preferisce il succo d’arancia, mentre papa Ratzinger è stato un buon estimatore. Ricordo ancora quando si è messo al pianoforte e ha suonato per noi Mozart».

Lei ha avuto un’educazione cattolica?

«Sono laureato in Teologia e Filosofia, e ho studiato nelle scuole dei Gesuiti, così come stanno facendo i miei tre figli. Mi piace il tipo di educazione gesuita, fornisce più domande che risposte. Io sono credente, la Chiesa fa parte della mia vita, la religione ha contribuito a farmi essere la persona che sono».

Tornando alla sua passione per la cucina, com’è nata?

«In famiglia. A casa la cucina aveva un ruolo davvero fondamentale. Come accade per tutti quelli che hanno fatto la fame, avere sempre il cibo in tavola era indice di successo. E poi frequentavo il ristorante che avevano i miei genitori».

Della sua esperienza in Tv cosa ricorda con particolare piacere?

«Il programma On the road per Sky Art che mi ha permesso di conoscere aspetti inediti dell’Italia, come per esempio la Sardegna segreta, dalla tradizione musicale incredibile».

Che cosa le raccontavano i suoi del loro vissuto da esuli?

«Gli esuli furono 600 mila e si dispersero nel mondo. I miei rimasero nei campi profughi per tre anni e poi si imbarcarono per l’America. Fu loro affidato un orfano da portare alle suore. Mia madre ha mantenuto i rapporti con lui, che è cresciuto a Toronto, e dieci anni fa ci siamo conosciuti».

Che cosa ha ereditato di quella loro esperienza?

«Il rapporto forte con il mio passato e tutto un repertorio di canzoni che cantava mio padre, che parlavano di migranti e di alpini».

(foto in alto: Ansa)

 
 
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