«In questo punto nodale della storia dell'Unione Europea, è fondamentale che i suoi leader rievochino e ribadiscano i principi costitutivi della protezione dei diritti umani, anche in tempi oscuri come questi. Mentre si celebra il passato e si disegna il futuro, occorre assumere una forte posizione comune sull'importanza dei diritti umani».
Le parole sono di Iverna Mc Gowan, direttrice dell'Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee. Alla vigilia del 60° anniversario dei Trattati di Roma McGowan sollecita l'Europa a rispettare i principi costitutivi della protezione e della promozione dei diritti umani. «La risposta dell'Unione europea alle sfide della crisi globale dei rifugiati, del contrasto al terrorismo e della repressione mondiale dei difensori dei diritti umani solleva molti dubbi circa il suo impegno concreto per il rispetto dei diritti umani», continua. «I leader europei devono rievocare i principi costitutivi dell'Unione e impegnarsi a rispettarli. Richiamare gli Stati membri che violano clamorosamente gli obblighi stabiliti dal Trattato di Roma sui diritti umani sarebbe ovviamente un buon punto di partenza».
Le vittime di un recente naufragio a Ragusa.
«L'ultima tragedia in questo crocevia mortale (l’ennesimo naufragio costato la vita a 200 migranti, ndr) evidenzia il vergognoso fallimento dei governi europei nell’affrontare la crisi globale dei rifugiati», aggiunge Gauri Van Gulik, vice direttrice per l’Europa di Amnesty International. «È chiaro che innalzare muri e recinzioni non sta scoraggiando i disperati dal tentativo di raggiungere la sicurezza. Semplicemente mette più vite in pericolo e riempie le tasche dei trafficanti».
«Rifugiati e migranti», sottolinea Van Gulik, «devono affrontare orribili violazioni dei diritti umani in Libia, ma i governi europei continuano a dare priorità al tenerli fuori dall'Europa a tutti i costi. Il recente annuncio di misure per cooperare con la guardia costiera libica, che respinge le persone intercettate in Libia dove possono essere torturate, stuprate e sottoposte a condizioni terribili nei centri di detenzione, è solo l'ultimo esempio del loro approccio irrimediabilmente ottuso. Oltre a rafforzare le loro misure in materia di ricerca e soccorso, i leader europei potrebbero contribuire a salvare vite in mare offrendo percorsi sicuri e legali per l'Europa e sostenendo misure per proteggere i diritti umani dei rifugiati e dei migranti all'interno della Libia. Quanto alta deve essere la conta delle vittime prima che i governi europei accettino che la loro strategia attuale non funziona?»
Amnesty International Italia parteciperà sabato 25 marzo alla mobilitazione “Not My Europe” installazione-evento della società civile sulle acque del “Mar Tevere”, dalle 15.30 alla banchina sotto Castel Sant’Angelo a Roma. «Contro le politiche dei muri», specifica Amnesty. «Per un’Europa più umana. Sul fiume, una imponente installazione riprodurrà l’impatto delle politiche dei muri sulle persone in cerca di sicurezza in Europa».
Sul palco saliranno un uomo sopravvissuto al viaggio, Emma Bonino, Luigi Manconi, Gad Lerner, Moni Ovadia, oltre ai rappresentanti delle organizzazioni promotrici. Conduce Edoardo Buffoni (evento su Facebook Not My Europe. Si twitta: #NotMyEurope).
La mobilitazione è promossa da tante organizzazioni della società civile impegnate in prima linea sulla migrazione. Tra le altre: Medici Senza Frontiere, A buon diritto, Amnesty International Italia, Amref, Arci nazionale, Baobab Experience, Centro Astalli, CIR-Consiglio Italiano per i Rifugiati, Comitato 3 Ottobre, Intersos, Legambiente Onlus, MEDU-Medici per i Diritti Umani, R@inbow for Africa-R4A, Save the Children, Sea-Watch, Terre des Hommes.