Era il 16 settembre 2022 quando Mahsa Amini, 22enne curda iraniana, morì dopo essere stata arrestata a Teheran dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo obbligatorio. Sei mesi fa cominciò un grande movimento di protesta che, al grido dello slogan "Donna, vita, libertà", ha portato donne e uomini di ogni età e di ogni classe sociale a riversarsi per le strade, in tutto l'Iran, per dichiarare la loro aperta opposizione a un regime autoritario e repressivo che soffocai diritti delle cittadine e dei cittadini.
Alle proteste è seguita una durissima, violenta repressione da parte del regime degli ayatollah, che ha deciso di applicare la pena capitale per i manifestanti arrestati. Dall'inizio delle proteste, 525 manifestanti, tra cui 71 bambini, sono stati uccisi e più di 19 mila persone sono state arrestate. L’8 dicembre scorso le autorità hanno messo a morte il manifestante Mohsen Shekari, dopo averlo condannato in un processo gravemente ingiusto con l’accusa di "inimicizia contro Dio”. Quattro giorni dopo è stato impiccato un altro giovane manifestante, Majidreza Rahanvard, dopo un processo farsa a suo carico. Il 7 gennaio sono avvenute le esecuzioni di Mohammad Mehdi Karami e di Seyed Mohammad Hosseini. Tutti loro hanno subito processi ingiusti, a partire dal fatto che non è stato loro permesso di essere difesi da un avvocato di propria scelta.
L'organizzazione Amnesty International continua a svolgere un lavoro di monitoraggio delle gravissime violazioni dei diritti umani che avvengono ogni giorno, per le strade di Teheran e di tutto l’Iran, per raccoglierne le prove e per fare pressione sulle istituzioni iraniane e internazionali, affinché vengano abolite leggi come quella sull’obbligo di portare il velo in luoghi pubblici, così come la pena di morte e la tortura. Amnesty ha inoltre denunciato che anche tre minorenni rischiano l’esecuzione in relazione alle proteste in corso. E ha lanciato un appello - che può essere firmato sul sito dell'organizzazione - indirizzato al capo della magistratura iraniana Gholamhossein Mohseni Ajaei «ad annullare immediatamente tutte le condanne a morte, ad astenersi dal perseguire altre condanne a morte e ad assicurare che chiunque sia accusato di un reato penale sia giudicato secondo gli standard del giusto processo, senza il ricorso alla pena di morte, e che siano osservati i principi della giustizia minorile per gli imputati minorenni».
Amnesty International chiede a ogni persona di contribuire alla battaglia per la difesa dei diritti umani in Iran e in ogni parte del mondo lanciando la campagna per il lascito solidale "“Chi lotterà al tuo posto quando non ci sarai più?”. Con un lascito testamentario si può decidere di lasciare una somma di denaro, un bene immobile oppure mobile. Si tratta di un gesto non vincolante, che può essere ripensato e modificato in qualsiasi momento.
Per ricevere maggiori informazioni su come destinare un lascito solidale in favore di Amnesty International è possibile richiedere la Guida Lasciti contattando Maria Grazia Diana, Responsabile Programma Lasciti, al 346 8274558, scrivendo a lasciti@amnesty.it oppure visitando il sito https://amnesty.it/lasciti