La Millenium Falcon di Ian Solo atterra sulla Croisette, preparandosi per un nuovo viaggio spaziale. Il Festival rinnova il suo amore verso i blockbuster hollywoodiani, e presenta Solo: A Star Wars Story fuori concorso. Il franchise della Disney sembra ormai inarrestabile e, oltre all’epopea principale, cerca anche di raccontare il passato di alcuni iconici personaggi. Si attende uno spin-off sul Maestro Yoda, il mentore di Luke Skywalker nei film di George Lucas, e anche un film dedicato al cacciatore di taglie Boba Fett. Ed è solo l’inizio.
Solo: A Star Wars Story è diventato famoso innanzitutto per i suoi problemi in fase di produzione. Doveva essere diretto da Phil Lord e Chris Miller (Lego Movie, Piovono polpette) ma, per divergenze con gli sceneggiatori, i due hanno disertato il set a tre settimane dalla fine delle riprese. In tutta fretta Ron Howard si è seduto dietro la macchina da presa, rigirando la maggior parte delle sequenze a meno di un anno dall’uscita al cinema. E forse è proprio per questo che Solo è l’unica avventura della saga a non spiccare mai il volo. Rimangono lo spirito dei capitoli precedenti, gli incontri con Lando Carlissian, i ribelli e l’immancabile Chewbacca, ma poi è l’azione fine a se stessa a dominare la scena. Inseguimenti a perdifiato, sparatorie, botte da orbi e mostri giganti sono gli elementi principali di una storia di quasi centoquaranta minuti, dove i dialoghi sono ridotti all’osso. All’orizzonte potrebbe anche esserci un sequel. L’intera operazione è un teen movie, che parte con il più classico degli incipit: due giovani amanti costretti a separarsi per volere dei cattivi di turno. Lui le promette che tornerà, lei è disperata e sparisce dalla scena. Si ritrovano anni dopo, dovendo affrontare una missione impossibile ai confini dell’universo. I generi si mescolano, passando dal war movie in trincea (stile Prima Guerra Mondiale) al western, con la rapina al treno e i saloon dove si gioca a poker. Seduto a un tavolo, troviamo anche un aitante Lando Carlissian, interpretato da Donald Glover, in arte Childish Gambino, rapper molto popolare in America. Forse c’è più glamour che altro in questo Guerre Stellari.
A sostituire Harrison Ford è Alden Ehrenreich, che sembra più vicino a una pubblicità di profumi che all’iconico personaggio. Ha l’atteggiamento del ragazzo cattivo, ma la sua faccia d’angelo poco si addice alla parte, anche se cerca di entrare nelle grazie del pubblico con tanti ammicchi e un’ironia smaccata. Di sicuro non sarà lui a salvare la galassia mentre si lancia tra le braccia della bella Emilia Clarke, sugli scudi per la serie Game Of Thrones. In Solo: A Star Wars Story mancano anche i jedi, le spade laser e l’epicità che ha sempre caratterizzato la saga. Il film verrà dimenticato presto, mentre a restare nella memoria è, come sempre, il tema musicale del protagonista, composto dall’intramontabile John Williams.