Le scrivo per segnalare
un problema rilevato
in due posti di lavoro qui
a Bologna. Dove lavoravo
prima, una mia collega è
stata derisa dai suoi capi
perché aveva detto loro
che, nel ne settimana, si
sarebbe recata con la famiglia
a un ritiro spirituale.
Nel posto di lavoro attuale,
molti colleghi sono
palesemente anticlericali.
Il parroco non è stato fatto
entrare negli ufci per
la benedizione pasquale.
Io stesso evito di dire che
vado a Messa. Credo che,
oggi, i credenti siano discriminati.
Molti non hanno
il minimo rispetto per
loro, anzi li considerano
come esseri inferiori. I cristiani
subiscono e tacciono
perché sanno che non
riusciranno a far cambiare
idea a chi è intollerante. In
una società aperta e plurale
come la nostra, le persone
non dovrebbero essere
giudicate in base all’appartenenza
religiosa.
MARIO M.
Persiste la tendenza a voler
relegare la fede nell’intimità
della coscienza, e a considerare
i credenti come gente
estranea alla modernità. Ma
escludere Dio dalla società
non la rende migliore. Anzi,
ogni giorno, assistiamo ai
guasti arrecati dalla mancanza
di etica e di valori. Quindi,
nessuna soggezione nell’essere
cristiani oggi, ma la fede non
si impone con la forza, cresce
per attrazione.