Ogni
tanto a Berlusconi scappa una bella frase. L’ultima durante l’incontro con un
gruppo di giovani in carriera: fissate i traguardi che potete raggiungere,
“mettetevi il sole in tasca”. Siano o no farina del suo sacco (ma anche Kennedy
si faceva scrivere i proclami sulla “nuova frontiera”), sono parole scelte e dette
bene. Altre, invece, sono scelte e dette male, malissimo. Primo esempio quelle
che derivano dalla duplice ossessione del premier, il bunga bunga e le
barzellette.
Non sono le sole ossessioni. Non passa
giorno senza che riemergano il vittimismo giudiziario, la svalutazione del
Parlamento, il furore per una “par condicio” tv che, se modificata come
Berlusconi pretende, sposterebbe maggiormente a suo favore gli equilibri
informativi. Questioni politiche, si dirà, problemi che vanno distinti dalle
escursioni nel pecoreccio. Il che in parte è fondato, in parte no. La verità è
che pure nel bunga bunga e nelle storielle, per la loro costante reiterazione,
traspare un intento politico.
Quando
Berlusconi si complimenta con due belle universitarie, “così brave che mi viene
voglia di invitarvi al bunga bunga”, è ovvio come le serate di Arcore vengano
rappresentate nella versione più innocente. Non festini bensì semplici cene fra
amici, con chiacchiere distensive e due canzonette quale unico condimento. Per
cui due ragazze colte non avrebbero difficoltà a integrarsi con Ruby e le
Olgettine. Posta così la questione, e ripetuta ad ogni occasione, noi cittadini
dovremmo convincerci che sì, tutto sommato è roba normale. Tanto normale che il
bunga bunga, visto fin qui come un termine postribolare, diventa la simpatica
definizione di una agape fraterna.
Peccato che non
tutti la pensino così. E non solo in Italia. I servizi tv dal’estero, specie
dall’America, mostrano reazioni fra l’incredulo e il ghignante. Gli inviati
stranieri sono affascinati – lo dicono in diretta tv – dal coté ridicolo. Nella hit parade tedesca sta
facendo furore un adattamento del Waka Waka, l’inno dei mondiali sudafricani.
Nuovo titolo, “Bunga Bunga Silvio”. Difficile che il Cavaliere possa intonarlo
insieme alla cancelliera Merkel.
Poi le
barzellette. La meno oscena, secondo Berlusconi che l’ha raccontata agli imbarazzatissimi
goliardi, è quella del tedesco che per certe pratiche sessuali vorrebbe
sostituire lo champagne con la birra.
A parte che questa si sente in giro dai
tempi di Hitler, figuriamoci la pulizia delle altre. Come quella della mela
sexy nel convegno con i sindaci, che ogni tanto applaudivano pensando che fosse
finita. Quindi raccontata male, con interminabili premesse sugli impiegati
dell’ufficio brevetti: napoletani e perciò incapaci e svogliati.
Comunque, qui
non si tratta di fare confronti con l’abilità di un Dapporto o un Walter
Chiari. Il fine del premier è di suscitare simpatia: guardate come è alla mano,
proprio uno di noi, gaiamente sboccato. Cioè, di nuovo, un obiettivo politico. Compatibile
o no con il comune pensare in Italia, e altrove, giudichi il lettore.