Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 13 dicembre 2024
 
dossier
 

Anche noi col Papa: «Mai schiaffi in faccia ai bambini»

24/10/2018  «Uno schiaffo in faccia» ha detto ieri Francesco nell’incontro tra giovani e anziani organizzato nell’ambito del Sinodo «è giocare con la dignità delle persone». Ne parliamo con Elisa Veronesi, psicoterapeuta che afferma: «Sicurezza e protezione sono le parole chiave. La paura non serve».

«Lo sappiamo  ormai che la valenza educativa non passa attraverso la paura, ma attraverso l’amore». Esordisce così Elisa Veronesi, psicoterapeuta, provocata dalle parole di Francesco. «È l’affetto che i bambini provano per le creature incredibili che sono i genitori a cui vogliono dare soddisfazione. Più inteso è il legame, più profonda è la collaborazione, la complicità, l’ascolto dei loro bisogni tanto più un bambino sarà portato a voler soddisfare quella fonte grandissima di sicurezza che è il genitore».

E quando ci provocano?

«Bisogna rispondere con fermezza e autorevolezza. Il bambino ubbidisce perché sei il papà e/o la mamma. E poi bisogna restare fermi nelle regole perché loro non sanno cos’è la felicità, ma tu genitore che sei la sua fonte di protezione sai cosa è bene per lui. A quel punto i genitori possono fare scelte anche estreme come, per esempio, non dare il cellulare fino ai 14 anni che in questa stagione è quasi clamoroso. Sulla base della consapevolezza che “io ti devo proteggere”, ti posso dire dei no e tu ti devi fidare delle cose che ti dico. Perché senti che la nostra relazione è importante, che io ci sono quando tu sei solo, stanco e hai bisogno di una coccola in più. Io rispondo ai tuoi bisogni di affetto. Sicurezza e protezione sono le parole chiave. Poi, è chiaro, faremo comunque degli errori, ma di certo impostare il rapporto sulla paura non vince».

E se non cedono?

«Li accompagniamo. Oggi i genitori usano troppo le parole, li trattiamo da adulti. E allora alziamoci e portiamoli per mano a fare quello che devono. Così sarà come se l’avesse fatta lui. Questa è una piccola strategia vitale perché prevede contatto, vicinanza e relazione. Il modo primario della relazione è il contatto fisico. Nel contatto passa la relazione».

No allo schiaffo, sì allo sculaccione?

«Meglio di no in generale, perché ci sono comportamenti alternativi altrettanto efficaci. A chi mi dice: “non lo faccio per fargli male, ma lo faccio come gesto simbolico” rispondo di provare a fare una faccia brutta o a usare parole di dispiacere».

Il Papa parla di dignità della persona

«L’attacco al corpo è un attacco profondo. Noi siamo il nostro corpo, non lo abitiamo. Ll’attacco al corpo è un attacco alla vita. Chi viene colpito si sente colpito in sé, ecco perché il tema delle dignità. Poi si sa che essere genitori è faticosissimo e gli errori li abbiamo fatti tutti. Ma già ragionare su perché facciamo le cose e su come le facciamo è tanto. Ed ecco che allora il Papa ci ha regalato un’occasione, uno spunto prezioso per riflettere sul nostro essere genitori».

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo