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Benessere

Anche più medicine per curare l'ipertensione

02/04/2015 

I farmaci contro l’ipertensione si classificano in sei famiglie: diuretici, Ace-inibitori, sartani, betabloccanti, calcioantagonisti e (molto meno usati) alfabloccanti. Ogni famiglia ha un modo tutto suo di arrivare a rendere elastiche vene ed arterie. Ad esempio, gli Ace-inibitori riducono la quantità circolante di angiotensina, un ormone che contribuisce a irrigidire le arterie e crea vasocostrizione.

Anche i sartani hanno un meccanismo simile, capace dunque di dilatare i vasi e ridurre la pressione. «Altra possibilità di dilatare i vasi è agire sui recettori beta che stanno nel cuore e nella parete dei vasi e dei bronchi», spiega Parretti. «Molti betabloccanti sono controindicati se c’è bronchite ostruttiva ma ci sono betabloccanti selettivi che funzionano senza toccare i bronchi».

I diuretici, forse la più “antica” delle famiglie, «agiscono “spremendo” le pareti dei vasi e richiamandone acqua dalle cellule; questo determina elasticità di parete. I calcioantagonisti infi ne impediscono l’ingresso del calcio nella cellula delle pareti delle arterie, tra le conseguenze c’è la capacità di migliorare la dilatazione dei vasi». Ogni famiglia ha un gruppo-bersaglio particolare di beneficiari. «Se do un betabloccante a un paziente con tachicardia, che cioè ha tanti battiti, ne trarrà maggior benefi cio; se invece ho un diabetico devo rendere fl essibili i vasi e uso Ace-inibitori, mentre i diuretici sono indicati per i pazienti con ritenzione idrica». Parretti avverte: «Non in tutti i pazienti riusciamo a tenere sotto controllo la pressione nelle 24 ore con una sola medicina. Qualcuno nello svegliarsi al mattino scopre di avere la pressione alta e di non essere coperto. In questo caso, si aggiunge una o mezza dose di pastiglia di sera per coprire l’intervallo notturno e magari si cambia tipo di farmaco per alleggerire il rischio di sovraccaricare l’organismo di una certa sostanza».

 
 
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