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venerdì 29 settembre 2023
 
Il Paese africano in crisi
 

Ancora morti in Sudan, il premier Hamdok si dimette

03/01/2022  Ora il potere resta in mano solo ai militari golpisti, mentre continuano le manifestazioni di protesta. Il numero dei manifestanti uccisi sale a 56

Il primo ministro sudanese Abdalla Hamdok si è dimesso nella serata di domenica 2 gennaio, dopo che un'altra giornata di proteste di massa ha scosso la capitale Khartoum. Migliaia di persone hanno marciato contro un recente accordo che Hamdok aveva fatto per condividere il potere con l'esercito, responsabile del colpo di Stato dell’ottobre scorso. Cantando "potere al popolo", i manifestanti hanno chiesto il ritorno a un  governo civile. Ma le forze militari hanno risposto ancora una volta con la forza, provocando la morte di due manifestanti. Ora la decisione di Hamdok di dimettersi lascia l'esercito in pieno controllo.

Si tratta di  un altro colpo ai fragili tentativi del Sudan di transizione verso un Governo democratico dopo che una rivolta popolare aveva portato nel 2019 al rovesciamento del presidente autoritario Omar al-Bashir. In un discorso televisivo, Hamdok ha affermato che il paese si trova a un «pericoloso punto di svolta che minaccia la sua intera sopravvivenza». Ha detto di aver fatto del suo meglio per impedire al Paese di «scivolare verso il disastro», ma che «nonostante tutto ciò che è stato fatto per raggiungere un consenso... non è successo».

Hamdok, un economista ed ex funzionario delle Nazioni Unite, era stato reintegrato a novembre tra le pressioni internazionali in un accordo che richiedeva un Governo tecnocratico indipendente sotto la supervisione militare da lui guidata. Quell'accordo, tuttavia, è stato respinto dal movimento pro-democrazia, che insiste nel chiedere un governo completamente civile incaricato di guidare la transizione.

Dal 25 ottobre, giorno del colpo di Stato guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan 56 manifestanti sono stati uccisi, mentre i feriti si contano a centinaia. Gli attivisti chiedono di fare del 2022 "l'anno della continuazione della resistenza", chiedendo giustizia non solo per le decine di manifestanti uccisi dopo il  golpe, ma anche per gli oltre 250 civili uccisi durante la "rivoluzione" del 2019 che portò alla caduta di  Omar al-Bashir.

Il leader del colpo di Stato, il generale Abdel Fattah al-Burhan, ha difeso il colpo di stato dello scorso ottobre, affermando che l'esercito ha agito per prevenire una guerra civile. Dice che il Sudan è ancora impegnato nella transizione verso un governo civile e prevede lo svolgimento delle elezioni politiche nel luglio del 2023.

 
 
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