Padre Javier Campos Morales e padre Joaquín César Mora Salazar sono gli ultimi sacerdoti ammazzati in Messico. A comunicare la tragedia, avvenuta il 20 giugno nel nord del Paese, nello stato di Chihuahua, è la comunità messicana dei Gesuiti. I sacerdoti stavano difendendo un uomo, poi ammazzato, che si era rifugiato in chiesa. Si tratta di un episodio che, come il crimine avvenuto a fine maggio, sempre nel nord, a Zacatecas, quando a morire è stato un bambino a causa di una sparatoria tra due bande, vede violare le porte di una chiesa. Nella violenza che annota il Paese tra i più brutali del pianeta, particolarmente per sacerdoti e giornalisti, gli omicidi in chiesa erano una rarità. Adesso sembra che tale limite sia diventato consuetudine.
L’omicidio è avvenuto nel tempio della comunità di Cerocahui, nella Sierra Tarahumara, un lussureggiante paesaggio tra canyon e altopiani, un’oasi verde in cui la popolazione indigena vive antichi riti e culture. I Gesuiti sono tra i pochi a sostenere questa popolazione pacifica ma, negli ultimi anni, attaccata da violente bande dei narcos o di disperati che cercano di imporre il pizzo - “las moridtas”, come lo chiamano in Messico - ai commercianti locali.
Nel condannare questi atti violenti, i religiosi chiedono giustizia e il recupero dei corpi dei loro fratelli prelevati dal tempio da uomini armati. Parte così la richiesta che tutte le misure protettive siano prese immediatamente per salvaguardare la vita dei fratelli, sorelle, laici gesuiti e dell'intera comunità di Cerocahui. L’episodio è il frutto del clima di violenza che attraversa il Messico, Paese ai primi posti al mondo in tema di violenza, come segnala Reporters sans frontières (RSF), ong che promuove la libertà di informazione in tutto il mondo.
Ecco che questa zona, come molte altre regioni del Paese, deve affrontare condizioni di violenza e abbandono. “Ogni giorno uomini e donne vengono arbitrariamente privati della vita, come i nostri fratelli assassinati”, scrivono la provincia messicana della Compagnia di Gesù denunciando la tragedia. “I Gesuiti del Messico non rimarranno in silenzio di fronte alla realtà che lacera tutta la società. Continueremo ad essere presenti e ad operare per la giustizia, la riconciliazione e la pace, attraverso le nostre opere pastorali, educative e sociali”, affermano rimarcando la loro presenza con gli ultimi. Poi la denuncia all’opinione pubblica che sembra sorda alla sofferenza che tortura il Paese. “Denunciando quanto accaduto, prendiamo atto anche del dolore che il nostro popolo sta vivendo a causa della violenza crescente e siamo solidali con tante persone che soffrono la stessa situazione, senza che la loro sofferenza susciti empatia e attenzione pubblica”. Una preghiera quindi che le testimonianze di vita cristiana di padre Javier e Joaquín continuino a ispirare uomini e donne a donarsi al servizio dei più vulnerabili.