È il cantante dei record con
i suoi 80 milioni di dischi
venduti in tutto il mondo,
l’unico ad aver piazzato
contemporaneamente
tre album classici nella
classifica Usa. Di recente
Andrea Bocelli è stato
insignito del Crystal Award, riconoscimento
che il World Economic
Forum di Davos gli ha attribuito
per la sua attività artistica e filantropica.
Ha tenuto concerti davanti
ai grandi della terra, capi di Stato e
Pontefici. E ora questo tour che lo
porta a cantare in tre importanti
luoghi della fede, nell’Anno della
misericordia.
Come ha accolto l’invito di monsignor
Paglia?
«L’idea di fare una serie di concerti
nelle grandi cattedrali mi ha entusiasmato.
Per chi come me è alla costante
ricerca del senso della vita è una grande
opportunità. Se è vero quello che
dice sant’Agostino, che chi canta prega
due volte, il mio è un doppio privilegio.
Penso che la musica sia potenzialmente
uno straordinario strumento
di fede. Interpretare il repertorio sacro,
così come ascoltarlo, a mio avviso può
essere un’intensa forma di preghiera.
Già da giovane avevo compreso che
una vita senza un aldilà sarebbe una
tragedia annunciata, anche per le esistenze
più fortunate. Se non andiamo
in cerca di Colui che ha fatto il mondo,
la vita si svuota».
La sua è una fede forte?
«Sul tema della fede io ho una mia
personale convinzione: nella vita dobbiamo decidere se siamo figli di Dio o
figli del caso, la differenza è che anche
nella seconda ipotesi c’è un Dio, a cui
però non possiamo chiedere nulla e
che non si può rimproverare. È più edificante quindi scegliere un Dio a cui si
può chiedere tutto. Per me è il Dio della
Chiesa cattolica, perché sono nato in
Italia e mi hanno educato così, ma la
cosa più importante è che sia un Dio.
Se fossi nato altrove lo avrei pregato
in modo diverso. E cerco di praticare il
più possibile».
Ha educato i suoi figli alla fede?
«In casa mi prendono sempre in
giro e mi dicono che sono un predicatore
mancato. Parlo spesso con i miei figli
di queste tematiche. Io mi sono sempre
detto che, se ho dato ai miei figli il bene
più prezioso che è la vita, devo far loro
anche capire che la vita è un dono. Grazie
a Dio i miei figli sono incamminati
in modo sicuro nella strada della fede.
Sono molto orgoglioso di loro, che hanno
21 e 18 anni, suonano entrambi il
pianoforte e sono certamente più bravi
di me con questo strumento. E poi c’è la
piccolina di casa, Virginia, di 4 anni».
Qual è secondo lei il rapporto tra
la musica e lo spirito?
«L’arte in genere è un linguaggio
universale che serve a comunicare
l’incomunicabile. L’artista ha ricevuto
un dono dal cielo, solo la tecnica si
impara, il talento no. Inoltre c’è una
musica buona e una cattiva. Come si
stabilisce? A seconda degli effetti che
genera in chi la ascolta. Se porta alla riflessione, al cambiamento dell’essere è
buona. “Non fate ascoltare la musica ai
soldati, perché passerà loro la voglia di combattere”, diceva Catone.
La musica può, al contrario, portare
l’uomo alla disperazione, basta vedere
in che stato il pubblico esce da certi
concerti. La musica sacra, invece, conduce
l’animo in una direzione alta. Ci
sono pagine straordinarie di musica
sacra, scritte da Mozart, Beethoven,
Puccini. Per non parlare del Requiem di
Verdi. Nel corso dei miei concerti nelle
cattedrali eseguirò il repertorio contenuto
nell’album Arie sacre, che ha venduto
5 milioni di copie. Di esso fanno
parte l’Ave Maria di Gounod, lo Stabat
Mater di Rossini, l’Ave Verum Corpus di
Mozart, il Panis Angelicus di Franck».
Lei ha cantato davanti a tre Papi.
Che cosa ricorda di questi incontri?
«Tutti e tre i Ponte
ci mi hanno
lasciato delle sensazioni fortissime.
Giovanni Paolo II l’ho incontrato diverse
volte, tanto che per scherzare
dicevo che aveva fatto l’abbonamento
ai miei concerti. Per quanto la sua
umanità lo rendesse vicino alla gente,
una parte di sé lo faceva sentire altrove,
come se fosse sempre in preghiera.
Un incontro speciale fu nella cappella
piccola della sua residenza estiva a
Castel Gandolfo. C’erano solo il mio
discografi
co, un organista, qualche
monaca e qualche prelato. Il Papa diceva
Messa a due metri da me, mi ha
donato un rosario e dato la sua benedizione.
Papa Francesco l’ho incontrato
già tre volte. Quando venne eletto,
nel momento in cui uscì sul balcone di
piazza San Pietro per salutare la folla,
mi sono commosso
fino alle lacrime,
cosa che mi accade assai raramente.
C’era qualcosa in lui che andava oltre
le parole e che arrivava dritto al cuore.
Quello che colpisce di papa Francesco
è la sua grande umanità, la bontà che
traspare dal suo essere, di una semplicità
disarmante».
Che progetti sta portando avanti
con la sua Fondazione?
«Con la Fondazione Andrea Bocelli
lavoriamo soprattutto a Haiti con padre
Rick Frechette, sacerdote e chirurgo.
Abbiamo creato scuole e ospedali,
e dopo il concerto di benefi
cienza tenuto
nell’area dell’Expo a Milano il 25
maggio scorso, in sinergia con la Onlus
del calciatore Javier Zanetti, è ancora
possibile sostenere i nostri progetti
con un Sms al 45592. Sono convinto
che aiutare il prossimo è un privilegio
che ciascuno dovrebbe esercitare secondo
le proprie possibilità».
“IL GRANDE MISTERO”: IL VANGELO DELLA FAMIGLIA IN TRE CONCERTI
Si chiama “Il Grande Mistero. Il Vangelo
della famiglia scuola di umanità per i
nostri tempi” il programma di concerti che
porterà Andrea Bocelli in tre importanti
luoghi europei della spiritualità: il 27
maggio nel santuario San Giovanni Paolo II
di Cracovia, il 28 ottobre a
Lisbona nella cattedrale di San Gerolamo
e il 5 novembre a Budapest nella
cattedrale di Santo Stefano. Bocelli sarà
accompagnato da un’orchestra diretta
dal maestro Marcello Rota. Il progetto,
che si inserisce nelle celebrazioni
dell’Anno Santo della misericordia,
è stato voluto da monsignor Vincenzo
Paglia, presidente del Pontificio consiglio
per la famiglia. Un primo concerto si è
tenuto nel maggio dello scorso anno
nella basilica della Sagrada Familia
a Barcellona. Monsignor Paglia ha
affermato che “Il Grande Mistero”
«vuole rimettere al centro quell’Amoris
Laetitia, la gioia dell’amore, di cui parla
papa Francesco; musiche e parole si
intrecceranno per esprimere la bellezza
e il valore per la Chiesa e la società
dell’esperienza familiare». Alla musica
si alterneranno momenti di riflessione
e catechesi a cura di monsignor Paglia
e dell’arcivescovo della città ospitante.
Gli eventi saranno gratuiti. In particolare
il concerto di Cracovia costituisce
una tappa di avvicinamento alla Gmg,
la Giornata mondiale della gioventù,
che si svolgerà proprio a Cracovia
dal 26 al 31 luglio prossimi.