Se guardiamo attorno a noi, se guardiamo con realismo al “villaggio globale” del quale facciamo parte, non possiamo non cogliere i segni di un travaglio. Segni dolorosi e preoccupanti, come la terza guerra mondiale a pezzi di cui parla con frequenza papa Francesco o come l’aumentare anche nel nostro Paese di episodi di razzismo e l’estendersi del disagio sociale.
Lo sguardo del cristiano, nel rivolgersi a questa realtà magmatica e contraddittoria, non può dimenticare l’origine di tutto ciò. «Quando viene abbandonata la legge di Dio, la legge dell’amore», scrive Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2019, «finisce per affermarsi la legge del più forte sul più debole. Il peccato che abita nel cuore dell’uomo (cfr Mc 7,20-23) – e si manifesta come avidità, brama per uno smodato benessere, disinteresse per il bene degli altri e spesso anche per il proprio – porta allo sfruttamento del creato, persone e ambiente, secondo quella cupidigia insaziabile che ritiene ogni desiderio un diritto e che prima o poi finirà per distruggere anche chi ne è dominato».
Ma il cristiano, come sottolineava don Giovanni Battista Montini su Azione Fucina nel 1929, guarda al mondo non come ad abisso di perdizione, ma come a un campo di messe. Un campo dove si semina senza la certezza di essere noi a raccogliere. È per questo che la Quaresima è un tempo paradigmatico per i credenti in Gesù Cristo. Quaresima è riconoscersi piccoli, peccatori, bisognosi di aiuto dall’Alto. Bisognosi di una mano che ci risollevi, assetati di perdono e misericordia, cioè dell’essere guardati come Gesù guardava le persone che incontrava.
Il segno della cenere sul capo ci invita dunque a essere coscienti del nostro peccato, a non inorgoglirci, a non salire mai in cattedra, a non accusare gli altri e a farci carico della ferita del peccato e dei peccati nella Chiesa, come ci hanno testimoniato nei giorni scorsi i vescovi di tutto il mondo partecipando in Vaticano all’incontro sulla protezione dei minori convocato e presieduto da papa Francesco. Solo a partire da questa coscienza i cristiani possono dare testimonianza del Vangelo. Non si annuncia il Vangelo con i proclami, con la sterile e indignata denuncia, né con le strategie di marketing. Lo si annuncia incarnando «più intensamente e concretamente il mistero pasquale nella vita personale, familiare e sociale», ci ricorda il Papa nel suo Messaggio. Proprio per questo la nostra travagliata società ha bisogno di cristiani che incarnino il Vangelo e lo testimonino con la vita più che con le parole. Con una prossimità magari nascosta ma reale a chi soffre, più che con accattivanti messaggi nelle chiassose piazze virtuali della rete.
(in alto: il cardinale Jozef Tomko impone le Ceneri sulla fronte del Papa il 14 febbraio 2018. Foto Reuters)