Voleva l’inno di Mameli Andi Diaz, lo diceva continuamente, lo voleva per cantarlo sul podio, in onore di una Patria voluta e scelta.
L’atletica italiana che da qualche anno è la vetrina della meglio gioventù si conferma gli Europei indoor che si chiudono il 9 marzo in Olanda: ragazzi in gamba, che studiano, mescolano talento, culture, lavoro e voglia di arrivare: ne sono esempi Zaynab Dosso, 25, freschissimo oro dei 60 metri con record italiano; Mattia Furlani, 20, argento nel lungo; Larissa Iapichino, 22, oro con 3 cm in più di mamma Fiona May nel lungo anche lei; Matteo Sioli, 19 bronzo nell’alto, Andrea Dallavalle, 25, bronzo nel triplo: una formazione che vale il secondo posto del medagliere europeo anche contando l’assenza di ben 7 portatori medaglie olimpiche tra Tokyo e Parigi. Sono i figli dell’Italia di oggi, cresciuti nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, non più tutte monocolore.
Andy Diaz, agli Euroindoor di atletica 2025, con i suoi 29 anni, è il veterano della delegazione, ma la sua storia è diversa dalle altre. Quando arriva in Italia, nel 2021 è già un vero atleta, un triplista cubano di tutto rispetto, ma con un talento messo in discussione in casa sua. Qualificato ai Giochi di Tokyo Andy Diaz, si sente in trappola, le regole del suo Paese gli rendono difficile esprimere quello che sente di valere, allo scalo spagnolo del suo volo, si allontana non visto dalla sua delegazione e non sale sul volo per Cuba. È una scelta che costa ponti tagliati alle spalle: da quel momento per il suo Paese è un disertore, per otto anni non gli sarà consentito rientrare. La sua famiglia, pur avendolo saputo a decisione avvenuta (per questioni di sicurezza in questi casi è meglio che nessuno sappia) ha compreso la sua scelta, e lo sostiene.
Per il mondo Andy Diaz da quel momento è figlio di nessuno e non ha rete, ma gli balena un nome in testa: Fabrizio Donato, il bronzo olimpico di Londra 2012, un atleta di grande longevità che a 40 anni ancora gareggiava al alto livello poi diventato un allenatore stimato. È con questo nome in testa che Andy arriva in Italia, da clandestino, sa che in fondo al suo salto questa volta non ci sarà una buca di sabbia per attutirne la caduta: non ha visto, né soldi, né un posto dove andare, non sa una parola di italiano. Per non perdere il posto in fila ha dormito sul marciapiede di fronte all’Ufficio immigrazione di Roma nella speranza di rimediare almeno un permesso di soggiorno provvisorio per cessare di essere un fantasma.
Con l’aiuto di un conoscente che traduce scrive un messaggio su Instagram al suo ignaro uomo di fiducia senza sapere se troverà una porta aperta o chiusa, senza sapere se quel messaggio cadrà nel vuoto. Fabrizio Donato è un allenatore, fa parte della Guardia di Finanza, ma fa una cosa non prevista né prevedile: apre quel messaggio e tende un mano al saltatore di cui ricorda vagamente il nome. È lo stesso Diaz a raccontarlo ad OA sport nel 2024: «Mi ha accolto in casa, reso parte della vita della sua famiglia. Rischiava io ero un clandestino, tante volte gli ho chiesto chi gliel’abbia fatto fare. Mi risponde che ha visto in me un essere umano bisognoso di aiuto, che lo ha fatto perché spera che se un giorno avesse bisogno di aiuto una delle sue figlie qualcuno possa tenderle la mano». Un’altra mano la tende il presidente della Libertas Unicusano di Livorno.
Adesso Fabrizio Donato è l’allenatore di Andy Diaz. La cittadinanza è arrivata il 23 febbraio 2023 dopo l’intervento del Ministero dell’Interno, Matteo Piantedosi,“ in considerazione dell’attivazione della procedura da parte del Coni, che ha segnalato l’atleta per gli ottimi risultati conseguiti nella propria disciplina sportiva”, appena in tempo per andare ad agguantare il bronzo olimpico nel triplo. Il 24 febbraio del 2024 Andy Diaz ha prestato giuramento per entrare nel Gruppo sportivo della Fiamme Gialle di cui ora fa parte. Non ha mai nascosto le sue ambizioni: dice a tutti chiaro e tondo che non si tirerà mai indietro, che vuole provare a vincere tutto. Ha cominciato l’8 marzo 2025 con l’oro europeo indoor e con la migliore prestazione dell’anno fissata a 17.71, con dedica alla mamma che ora vive in Italia ma è in vacanza a Cuba e alla nonna, le donne della sua vita. L’Italiano l’ha imparato, in pochi anni benissimo, gli serviva non solo per cantare l’inno di Mameli, ma per sentirsi a casa nella patria che ha voluto con tutte le sue forze e che sogna di onorare fino al record del mondo.
Andy Diaz è nato il giorno di Natale del 1995, e se la sua vita fosse un romanzo qualcuno avrebbe detto che chi l’ha scritto ha avuto troppa fantasia.