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Angela voleva essere felice

25/11/2016  «Ancora un terzo delle donne è vittima di violenza», scrive il Cnca Lobardia. Ma, aggiunge, «raddoppiano consapevolezza e denuncia». Oltre 200 tra donne e bambini che provengono da situazioni di maltrattamenti vengono prese in carico dalle sei realtà aderenti all’organizzazione. Ecco, ad esempio la storia di Angela

“Sono Angela*, ho 31 anni e desidero essere felice.
Ho conosciuto Gianni cinque anni fa in una palestra che frequentavamo entrambi. Lui da subito, è stata molto gentile con me, pieno di attenzioni e così dolce...
Abbiamo iniziato ad uscire insieme e dopo poco  ho lasciato il monolocale dove vivevo e mi sono trasferita a casa sua. Ero felice, mi sembrava che i miei sogni si stessero realizzando... da tempo desideravo un uomo accanto a me che mi facesse sentire bene, che mi proteggesse, con cui costruire una famiglia... già, la famiglia...
Ho capito velocemente che Gianni non voleva che frequentassimo la mia famiglia. Era infastidito quando andavamo a pranzo dai miei alla domenica o dalle telefonate quotidiane con mia madre o mia sorella. Si innervosiva e mi rimproverava del fatto che non gli dedicassi abbastanza attenzioni. Così ho iniziato a sentire meno i miei, come pure gli amici. Certo mi dispiaceva, ma lo amavo troppo per deluderlo...
Malgrado facessi tutto quello che lui mi chiedeva, pareva non essere mai soddisfatto di me, a volte mi derideva, mi diceva che non sapevo fare nulla, che non curavo abbastanza il mio aspetto fisico... che sarebbe stata solo colpa mia se lui un giorno si sarebbe trovato un'altra. Queste parole mi facevano malissimo, io avevo ormai rinunciato a tutto, avevo solo lui. Malissimo mi facevano anche le sue botte, soprattutto la prima volta che durante una discussione mi ha tirato uno schiaffo. È stato il primo di molti! Mi faceva tanta paura quando era arrabbiato, mi aggrediva, poi si calmava e mi chiedeva scusa, tornava ad essere dolce... ma solo per poco.
Lo scorso venerdì, è rientrato dal lavoro molto nervoso, ha iniziato ad insultarmi accusandomi di averlo tradito, diceva cose senza senso senza lasciarmi spazio per poter dire qualcosa mentre la sua furia cresceva. Mi ha aggredito ed io ho avuto per la prima volta paura per la mia vita! Allora ho deciso di scappare e di chiedere aiuto perché di una cosa mi ero convinta... Non sarebbe successo più!”

* I nomi sono di fantasia

Secondo i dati Istat i numeri della violenza sono enormi: in Italia 6.788.000 donne hanno subito violenza nell'arco della loro vita (dati 2014); il 31,5% di queste donne è fra i 16 e i 70 anni; il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale; il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri (ossia in cifre assolute 652 mila vittime di violenza carnale e 746 mila vittime di tentato stupro. Inoltre, sono 3 milioni 466 mila le donne hanno subìto stalking nel corso della vita, il 16,1% del totale delle donne. Di queste, 1 milione 524 mila l'ha subìto dall'ex partner e 2 milioni 229 mila da persone diverse.

Questo lo scenario, drammatico. Ma c’è una nota positiva: negli anni è aumentata la consapevolezza. Se nel 2009 solo il 14,3 % delle donne considerava reato la violenza subita dal partner, nel 2014 la percentuale sale al 29,6%, e quasi raddoppiano le denunce alle forze dell’Ordine (da 6,7% a 11,8%), così come le donne che si rivolgono ai circuiti di aiuto (dal 2,4 al 4,9%).

È in calo sia la violenza fisica che quella sessuale, dai partner ed ex partner (dal 5,1% al 4% la fisica, dal 2,8% al 2% la sessuale) come dai non partner (dal 9% al 7,7%). Una diminuzione che è particolarmente accentuata per le studentesse, che passano dal 17,1% all'11,9% nel caso di ex partner, dal 5,3% al 2,4% da partner attuale e dal 26,5% al 22% da non partner.

«Il significativo miglioramento nella consapevolezza», spiega Valerio Pedroni, referente per la tematica del Cnca Lombardia, «è certamente dovuto anche alla rete di Centri Antiviolenza e di case protette che in questi anni hanno saputo organizzare un intervento complesso che va dalla sensibilizzazione su tutti i mezzi di informazione, sulle agenzie educative come le scuole, sui vari comparti delle Forze dell’ordine e sugli operatori sociali e sanitari».

«Il Cnca Lombardia», continua Pedroni, «è in prima linea nella lotta contro la violenza, partecipando su tutti i livelli e i fronti possibili a sostegno delle donne maltrattate».

Dell’organizzazione fanno parte sei organizzazione impegnate sul tema: la Fondazione Somaschi di Milano, la cooperativa Grande Casa (Milano e Lecco), la cooperativa Tutti Insieme di Milano, il Consorzio Fa (Famiglie e accoglienza) di Bergamo, la cooperativa La cordata di Milano e il Centro ambrosiano solidarietà (Ceas), sempre di Milano. Ciascuna opera in numerose strutture: 40 circa tra case rifugio e servizi.

Nel 2015, queste organizzazioni si sono prese in carico oltre 200 tra donne e bambini provenienti da situazioni di maltrattamento.

Anche la Regione Lombardia, attraverso il sito “Nonseidasola”, offre informazioni sui centri antiviolenza del territorio regionale.

«È però sul fronte della prevenzione e dell'educazione che si deve agire», conclude Pedroni, «per scardinare stereotipi di genere alla base del fenomeno della violenza e per far prevalere la cultura del rispetto e del reciproco riconoscimento tra uomini e donne. Anche su questo versante la Federazione è impegnata con un lavoro attento all'interno delle scuole e delle agenzie educative».

Il Cnca Lombardia ogni anno si fa carico di oltre 8.000 persone ed entra in contatto con circa 120.000 cittadini nel territorio regionale.

Il Cnca si compone di 37 gruppi aderenti presenti in 10 provincie della Regione, che raccolgono circa 2.000 soci, 1.800 lavoratori, 180 strutture residenziali (minorenni, persone con disabilità, dipendenze, mamme-bambini, housing sociale) e 270 servizi diurni e progetti territoriali (centri diurni e servizi domiciliari per minori, disabili e anziani, unità di strada, servizi di prevenzione, politiche giovanili, carcere). Si è costituita formalmente il 31 gennaio 2006.

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