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lunedì 24 marzo 2025
 
intervista
 

Angelo Mellone: «Indago il rapporto tra amore e verità. La bellezza in Tv antidoto alla fragilità»

18/12/2024  “Prima che ti svegli” (CartaCanta Editore) è l’ultimo libro del giornalista, scrittore e dirigente Rai, dove guida la Direzione Intrattenimento Day Time, nel quale racconta il paradosso di una storia d’amore a scadenza: «Il tema è il rapporto tra amore e verità e quanto siamo capaci, o disposti, ad ascoltare chi ci sta accanto». E sulla televisione: «Nell’epoca dello sradicamento e della liquidità è importante dare la possibilità di far scoprire che l’identità italiana è basata sulla bellezza»

La copertina dell'ultimo libro di Angelo Mellone
La copertina dell'ultimo libro di Angelo Mellone

Angelo Mellone, giornalista, dirigente Rai dal 2010 e da un anno direttore della Direzione Intrattenimento e Day Time è anche uno scrittore prolifico ed eclettico. Spazia dal reportage ai monologhi teatrali – tra cui, Addio al Sud (2012), AcciaioMare (2013), Meridione a rotaia (2014) e In fin dei conti (2023) – fino ai romanzi come Nessuna croce manca (2015), Fino alla fine (2019) e Nelle migliori famiglie (2021) da cui è stato tratto un film.

L’ultimo libro, Prima che ti svegli (CartaCanta Editore) ha seguito una strana traiettoria: doveva essere una raccolta di poesie (altra passione dell’autore) ed è diventato un dialogo, di prosa e versi, perfetto per il teatro, che racconta l’impossibilità di capirsi e di comunicare come scrive il poeta e paesologo Franco Arminio nell’introduzione: «Ciò in cui possiamo sperare è che a volte incontriamo qualcuno che ha voglia di capire».

Mellone, che amore si racconta in questo libro?

«Più che una tipologia specifica, esploro il rapporto tra amore e verità declinato in una storia sospesa nel tempo, senza luogo, con due protagonisti senza nome ma indicati solo con le iniziali: D. e P. Il loro è un amore con la data di scadenza. Oggi è un concetto molto alla moda. Sento spesso tanti giovani che per paura di assumersi responsabilità o di essere “intralciati” nei propri progetti di lavoro e carriera si dicono già, prima di iniziare, che sarà un rapporto a termine. Un approccio molto diverso rispetto alle generazioni passate».

Qual è la data di scadenza?

«I due protagonisti, che hanno un rapporto clandestino, dichiarano che la loro relazione finirà il 12 marzo 2048. Questo escamotage della data è un modo che ho trovato per dire che si trovano a sbattere contro una gabbia che loro stessi hanno costruito ma di cui non hanno la chiave per uscire perché nessuno dei due ha il coraggio di ribaltare il tavolo e di dire di aver sbagliato a mettere un limite che poi inesorabilmente arriva e interrompe tutto».

Fino a giungere all’ultima, fatidica notte.

«Sì, dove lui si addormenta e lei gli parla, lasciandosi andare e raccontando anche cose mai dette fino a quel momento. Poi lei si addormenta e lui le parla. Nessuno ascolta l’altro. Il dialogo diventa monologo. Ecco, il nodo del racconto è proprio questo: cosa ti dico a fare la verità, o quella che io considero la verità, se tu non mi ascolti? Ognuno dice cose importanti ma che non vengono accolte perché l’altro dorme. È una incomunicabilità totale che paradossalmente però è piena di empatia, dolore, complicità».

Angelo Mellone, 51 anni, durante uno spettacolo teatrale

Perché non ha inserito nessun riferimento?

«Il rapporto tra amore e verità non ha epoca. Desidero che il lettore s’interroghi su quello che legge senza doversi soffermare sui personaggi, sulle situazioni storiche o i riferimenti geografici. Consiglio a chi non è single di leggerlo in coppia perché ci si può riconoscere». Come si inserisce questo libro nella tua produzione? «Nei monologhi teatrali che ho scritto il protagonista ero io e la mia esperienza anche biografica: il Sud, le radici, la mia Taranto. Questa è una storia senza tempo che è già l’architrave di una rappresentazione scenica».

Le piacerebbe scrivere un romanzo sulla Rai?

«A me piacerebbe fare un’altra cosa, scrivere l’equivalente per il mondo della televisione di quello che la serie Boris ha rappresentato per il mondo del cinema. La realtà della tv supera sempre la fantasia».

Com’è essere direttore del Day Time di Raiuno?

«Faticoso ma gratificante. Il Day Time è una fascia che abbraccia Rai 1 e Rai 2 e, in parte, anche Rai 3. Ci sono tantissimi programmi: da quelli di cronaca e approfondimento al racconto del territorio, dall’ecologia alla musica fino ai game show. I risultati sono molto buoni. Certo, alcuni programmi come Binario 2 non sono andati bene anche perché abbiamo scagliato collocazione. Sono il dirigente anziano della Rai, seguo la Direzione Intrattenimento e Day Time da dodici anni ed è una direzione gigantesca e operaia, diciamo così, perché è quella che più di tutte ha più produzioni interne. Siamo le formichine che riempiamo il palinsesto tutti i giorni dell’anno senza fermarci mai, neanche in estate. I dati di ascolto confermano una grande solidità della programmazione in mezzo a tante sciocchezze e fake news».

Si riferisce a “TeleMeloni"?

«Anche, ed è un’invenzione che fa comodo a molti. Io credo che il Day Time sia garanzia di pluralismo, libertà, inclusività. Questo non toglie che io abbia le mie idee e posizioni culturali».

Come si definirebbe?

«Un conservatore che è un termine meraviglioso perché implica il rispetto delle identità che è, anche, un tratto distintivo della programmazione di cui mi occupo in Rai con numerose trasmissioni di narrazione, dai programmi di archeologia al green fino alla sovranità energetica. Faccio un esempio: Linea Verde ha ottimi ascolti perché il tema del racconto delle radici nell’epoca dello sradicamento, della fragilità, della liquidità significa dare alla gente la possibilità di far scoprire che l’identità italiana è fondata sulla bellezza e noi siamo narratori di bellezza. In questi anni i programmi dedicati al territorio sono passati da 3 a 15. Il prossimo progetto è quella di raccontare il folk, una delle musiche popolari italiane più diffuse e con una grande tradizione».

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