È andato contro persino al suo cognome, Angelo Vassallo. Perché “vassallo” non lo era proprio e, al contrario, ha agito per il bene della sua comunità in autonomia, portando avanti idee semplici ma anche innovative, con pazienza, testardaggine e senso civico. Dunque, in un Paese dove chi agisce per il bene di tutti spesso viene visto come “troppo bravo”, il sindaco pescatore, il sindaco di Pollica-Acciaroli, in provincia di Salerno, ha pagato con la vita, ucciso il 5 settembre 2010 da sette colpi di pistola.
Ancora oggi non si sa di chi sia stata la mano che ha colpito. Ma quello che tutti a Pollica e ad Acciaroli sanno è che quel sindaco è diventato il simbolo di come si può lavorare per il bene della comunità. Per questo, Rai 1, lunedì 8 febbraio, manda in onda Il sindaco pescatore, fi
lm tv diretto da Maurizio Zaccaro e ispirato alla vera storia di Angelo Vassallo, interpretato da Sergio Castellitto.
L’idea è nata, come ricorda Dario Vassallo, fratello del sindaco assassinato, «dal libro che ho scritto con Nello Governato e Ivan Zazzaroni. Siamo stati chiamati ovunque, in Italia e all’estero, per raccontare la storia di Angelo», dice Dario Vassallo che sottolinea: «In tre anni ho fatto un milione di chilometri per raccontare la vicenda, dai bar con poche persone fi
no al Parlamento europeo». Poi, l’intuizione di portare sullo schermo la vita di un sindaco che in 12 anni aveva trasformato una località splendida ma sconosciuta ai più in un piccolo paradiso ambientale.
«È una zona stupenda, quasi un’isola intorno al resto», commenta Sergio Castellitto, chiamato a interpretare il sindaco nel fi
lm di Rai Fiction e Solaris Media. «Vassallo ha avuto intenzioni importanti per la sua comunità dal punto di vista etico ed economico, ed è stato emozionante vedere la popolazione di Pollica e di Acciaroli assistere la troupe mentre giravamo».
Per Castellitto è stata anche un’esperienza personale che va oltre il ruolo d’attore e la routine del lavoro. «Sì. È stata un’immersione in un personaggio vero, senza alcuna intenzione di doverlo imitare forzatamente, se non nel dialetto. Che Vassallo abbia precorso i tempi lo dimostra una delle cose per cui si è battuto, che allora sembrava solo una mania: i mozziconi di sigarette che non andavano gettati a terra. Vassallo spiegò ai suoi concittadini anche questo e riuscì a ottenere un comportamento civico responsabile. Oggi, guarda caso, si discute di punire con multe chi butta le cicche per terra. Chi ha idee formidabili è sempre un po’ troppo avanti. Ma il tempo dimostra che ha avuto ragione».
Dario Vassallo ricorda: «Quando pensai al fi
lm, mi dicevano che ero matto. Mi ha aiutato il caso. Un mio paziente – io sono dentista – è un produttore che mi ha introdotto alla Rai e così la cosa è diventata fattibile».
Fa da contraltare Castellitto: «Questo è un fi
lm che nessuno avrebbe voluto fare, perché se Vassallo fosse vivo non avremmo avuto bisogno di farne un eroe. Ma la
figura del primo cittadino è ancora centrale nella vita sociale italiana, soprattutto in un piccolo luogo dove il sindaco magari lo incontri al bar e gli metti una mano sulla spalla per parlargli dei tuoi problemi. Vassallo aveva la capacità di stare con la gente».
Il fratello di Angelo rivela: «Lui faceva un discorso semplice e cristiano: proviamo a realizzare assieme un sogno. Ma è sempre stato così, anche quando era un pescatore. Ha sempre vissuto per andare un po’ più in là e migliorarsi. Credo che un sindaco si valuti per la comunità che sa costruire».
E Vassallo la sua comunità l’aveva saputa costruire: tutela del territorio, amore per la propria terra, rispetto della natura. Per questo entra in gioco la camorra, che vede nel rispetto un nemico. E se il nemico è riconoscibile in una figura come quella di Angelo Vassallo, ecco che il destino di morte è lì, pronto a colpire.
Dice ancora Dario: «Non c’è stato solo Angelo. Io ricordo il sindaco di Battipaglia, Rago, scomparso “misteriosamente” nel 1953, e Marcello Torre, sindaco di Pagani, ucciso nel 1980. Questi tre sindaci hanno cercato di cambiare le sorti della loro zona. Il significato del film dev’essere questo: proteggere i sindaci bravi del Sud. Perché condivisione è la parola chiave di questo che è un film di speranza».
(Pubblicazione online originale dell'8 febbraio 2016)