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sabato 19 aprile 2025
 
angelus
 

«Prendiamoci cura gli uni degli altri e del creato, nostra casa comune»

03/01/2021  Commentando il Vangelo di Giovanni, papa Francesco ha sottolineato che Gesù si è fatto carne per assumere pienamente «la nostra condizione umana in tutta la sua debolezza, in tutta la sua fragilità». Ha poi rivolto un pensiero particolare a coloro che sono in difficoltà, ai malati, ai disoccupati, ricordando che c'è sempre in agguato la tentazione di pensare solo ai propri interessi e a soddisfare i propri piaceri.

(Foto Ansa)

«In questa seconda domenica dopo Natale la Parola di Dio non ci offre un episodio della vita di Gesù, ma ci parla di Lui prima che nascesse», papa Francesco inizia con queste parole il commento al Vangelo di oggi, dalla Biblioteca del Palazzo apostolico vaticano. «Ci porta indietro, per svelarci qualcosa su Gesù prima che venisse tra noi. Lo fa soprattutto nel prologo del Vangelo di Giovanni, che inizia così: “In principio era il Verbo”. In principio: sono le prime parole della Bibbia, le stesse con cui comincia il racconto della creazione: “In principio Dio creò il cielo e la terra”». Giovanni ci dice che «Gesù esisteva prima: prima dell’inizio delle cose, prima dell’universo, prima di tutto. Egli è prima dello spazio e del tempo. “In Lui era la vita” prima che la vita apparisse. San Giovanni lo chiama Verbo, cioè Parola». Il Pontefice prosegue chiarendo il significato della definizione Verbo nel Vangelo di Giovanni: «La parola serve per comunicare: non si parla da soli, si parla a qualcuno». Sottolinea: «Sempre si parla a qualcuno. Quando noi per le strade vediamo gente che parla da sola, diciamo: a questa persona qualcosa succede… Noi parliamo sempre a qualcuno».

Prosegue la spiegazione: «Il fatto che Gesù sia fin dal principio la Parola significa che dall’inizio Dio vuole comunicare con noi, vuole parlarci. Il Figlio unigenito del Padre vuole dirci la bellezza di essere figli di Dio; è “la luce vera” e vuole allontanarci dalle tenebre del male; Lui è “la vita”, che conosce le nostre vite e vuole dirci che da sempre le ama. Ci ama tutti. Ecco lo stupendo messaggio di oggi: Gesù è la Parola eterna di Dio, che da sempre pensa a noi e desidera comunicare con noi. Per farlo, è andato oltre le parole. Infatti, al cuore del Vangelo di oggi ci viene detto che la Parola “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”».

Si domanda il Pontefice: perché Giovanni usa proprio l’espressione carne? Avrebbe potuto dire, in modo più elegante, si fece uomo. Invece no. «Utilizza la parola carne perché essa indica la nostra condizione umana in tutta la sua debolezza, in tutta la sua fragilità. Ci dice che Dio si è fatto fragilità per toccare da vicino le nostre fragilità. Dunque, dal momento che il Signore si è fatto carne, niente della nostra vita gli è estraneo. Non c’è nulla che Egli disdegni, tutto possiamo condividere con Lui, tutto». 

Francesco si rivolge a ogni credente: «Dio si è fatto carne per dirci, per dirti che ti ama proprio lì, che ci ama proprio lì, nelle nostre fragilità, nelle tue fragilità; proprio lì, dove noi ci vergogniamo di più, dove tu ti vergogni di più. È audace la decisione di Dio, si fece carne proprio lì, dove noi tante volte ci vergogniamo. Entra nella nostra vergogna per farsi fratello nostro, per condividere la strada della vita. Si fece carne e non è tornato indietro. Non ha preso la nostra umanità come un vestito, che si mette e si toglie. No, non si è più staccato dalla nostra carne». Aggiunge: «E neppure stancato, no». Gesù non si separerà mai dalla nostra carne, evidenzia Francesco. «Si è unito per sempre alla nostra umanità. Potremmo dire che l’ha “sposata”». E ancora una riflessione spontanea: «A me piace pensare che quando il Signore prega il Padre per noi non soltanto parla, gli fa vedere le ferite della carne, gli fa vedere le piaghe che ha sofferto per noi. E questo Gesù con la sua carne è l’intercessore, che ha voluto portare i segni della sofferenza. Gesù con la sua carne è davanti al Padre». 

Il Papa riprende la spiegazione mettendo in luce che Gesù non è venuto di passaggio, semplicemente a farci una visita per poi andarsene. «E’ venuto ad abitare con noi, a stare con noi. Che cosa desidera allora da noi? Desidera una grande intimità. Vuole che noi condividiamo con Lui gioie e dolori, desideri e paure, speranze e tristezze, persone e situazioni». E un invito rivolto a tutti: «Facciamolo, con fiducia, apriamogli il cuore, raccontiamogli tutto. Fermiamoci in silenzio davanti al presepe a gustare la tenerezza di Dio fattosi vicino, fattosi carne. E senza timore invitiamolo da noi, a casa nostra, nella nostra famiglia, e anche - ognuno conosce bene - invitiamolo nelle nostre fragilità. Verrà e la vita cambierà». Conclude: «La Santa Madre di Dio, nella quale il Verbo si fece carne, ci aiuti ad accogliere Gesù, che bussa alla porta del cuore per abitare con noi».

Dopo la recita dell’Angelus, rinnovando gli auguri ai fedeli per il nuovo anno appena iniziato, papa Francesco commenta: «Come cristiani rifuggiamo dalla mentalità fatalistica o magica. Sappiamo che le cose andranno meglio nella misura in cui con l’aiuto di Dio lavoreremo insieme per il bene comune, mettendo al centro i più deboli e svantaggiati. Non sappiamo che cosa ci riserverà il 2021, ma ciò che ognuno di noi e tutti insieme possiamo fare è di impegnarci tutti a prenderci cura gli uni degli altri e del creato, nostra casa comune». Riflette: «E’ vero, c’è la tentazione di prendersi cura soltanto dei propri interessi, continuare a fare la guerra, per esempio, concentrarsi solo sul profilo economico, vivere edonisticamente, cioè cercando solamente di soddisfare il proprio piacere. C’è quella tentazione».

E ricorda un fatto di cronaca che ha colpito la sua attenzione nei gorni scorsi e che gli permette di riflettere ancora sulla tentazione dell'egoismo e dell'individualismo, sulla necessità di essere uniti, solidali,  attenti al prossimo, in particolare in questo tempo così difficile di pandemia:  «Ho letto sui giornali una cosa che mi ha rattristato abbastanza: in un paese, non ricordo quale, per fuggire dal lockdown e fare le vacanze bene, sono usciti quel pomeriggio più di 40 aerei. Ma quella gente, che è gente buona, non ha pensato a coloro che rimanevano a casa? Ai problermi economici di tanta gente che il lockdown ha buttato a terra? Agli ammalati? Soltanto a fare le vacanze, fare il proprio piacere… Questo mi ha addolorato tanto». Il Papa ha voluto rivolgere un saluto particolare a coloro che «iniziano il nuovo anno con maggiori difficoltà, ai malati, ai disoccupati, a quanti vivono situazioni di oppressione o sfruttamento». Ha poi salutato «con affetto tutte le famiglie, specialmente quelle in cui ci sono bambini piccoli o che aspettano una nascita. Sempre la nascita è una promessa di speranza. Sono vicino a queste famiglie, il Signore vi benedica».

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