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domenica 27 aprile 2025
 
l'angelus
 

Il Papa: «Invoco il cessate il fuoco immediato di tutte le guerre»

29/03/2020  Francesco ha accolto l'appello lanciato alcuni giorni fa dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, che ha ricordato come il coronavirus non conosca confini, nazionalità, credi religiosi. «L’impegno congiunto contro la pandemia», ha detto Bergoglio, «possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri dell’unica famiglia umana».

(Foto sopra Ansa: il papa durante la recita dell'Angelus. Foto Reuters in copertina:  bambini in un campo per sfollati in Yemen)

«Il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima è quello della risurrezione di Lazzaro», ricorda papa Francesco alla recita dell’Angelus. Il Pontefice ripercorre l’episodio del Vangelo di Giovanni, ricordando l’amicizia che lega Gesù a Lazzaro e le sue sorelle Marta e Maria.  «Quando Lui arriva a Betania, Lazzaro è morto già da quattro giorni; Marta corre incontro al Maestro e gli dice: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”. Gesù le risponde: “Tuo fratello risorgerà”; e aggiunge: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà”. Poi arrivano Maria e altre persone, tutti in lacrime, e allora Gesù – dice il Vangelo - “si commosse profondamente e […] scoppiò in pianto”. Con questo turbamento nel cuore, va alla tomba, ringrazia il Padre che sempre lo ascolta, fa aprire il sepolcro e grida forte: “Lazzaro, vieni fuori!”. E Lazzaro esce con “i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario”. Qui tocchiamo con mano che Dio è vita e dona vita, ma si fa carico del dramma della morte. Gesù avrebbe potuto evitare la morte dell’amico Lazzaro, ma ha voluto fare suo il nostro dolore per la morte delle persone care, e soprattutto ha voluto mostrare il dominio di Dio sulla morte. In questo passo del Vangelo vediamo che la fede dell’uomo e l’onnipotenza dell’amore di Dio si cercano e infine si incontrano. Lo vediamo nel grido di Marta e Maria e di tutti noi con loro: “Se tu fossi stato qui!…”. E la risposta di Dio non è un discorso, è Gesù: “Io sono la risurrezione e la vita… Abbiate fede! In mezzo al pianto continuate ad avere fede, anche se la morte sembra aver vinto. Togliete la pietra dal vostro cuore! Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte”». 

Osserva ancora Francesco: «Anche oggi Gesù ci ripete: “Togliete la pietra”. Dio non ci ha creati per la tomba, ci ha creati per la vita, bella, buona, gioiosa». E allora, il Papa elenca quali sono le pietre che sanno di morte e che dobbiamo togliere: «L’ipocrisia con cui si vive la fede, è morte; la critica distruttiva verso gli altri, è morte; l’offesa, la calunnia, è morte; l’emarginazione del povero, è morte. Il Signore ci chiede di togliere queste pietre dal cuore, e la vita allora fiorirà ancora intorno a noi. Cristo vive, e chi lo accoglie e aderisce a Lui entra in contatto con la vita. Senza Cristo, o al di fuori di Cristo, non solo non è presente la vita, ma si ricade nella morte».

La risurrezione di Lazzaro ci testimonia anche «la rigenerazione che si attua nel credente mediante il Battesimo, con il pieno inserimento nel Mistero Pasquale di Cristo». Il papa invoca l'aiuto della Vergine Maria affinché siamo «compassionevoli come il suo Figlio Gesù, che ha fatto suo il nostro dolore. Ognuno di noi sia vicino a quanti sono nella prova, diventando per essi un riflesso dell’amore e della tenerezza di Dio, che libera dalla morte e fa vincere la vita».

Al termine delle recita dell’Angelus, il Papa ha ricordato l’appello lanciato nei giorni scorsi dal Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres per un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”, «richiamando l’attuale emergenza per il COVID-19, che non conosce frontiere». Nel suo appello Guterres ha infatti ricordato che «al virus non interessano nazionalità, gruppi etnici, credo religiosi. Li attacca tutti, indistintamente. Intanto, conflitti armati imperversano nel mondo. E sono i più vulnerabili – donne e bambini, persone con disabilità, marginalizzati, sfollati – a pagarne il prezzo e a rischiare sofferenze e perdite devastanti a causa del COVID-19». Il segretario dell'Onu ha sottolineato la fragilità di sfollati e rifugiati. E ha dichiarato: «È ora di fermare i conflitti armati e concentrarsi, tutti, sulla vera battaglia delle nostre vite».

Il Pontefice ha accolto questo appello: «Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favorendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità. L’impegno congiunto contro la pandemia possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri dell’unica famiglia umana. In particolare, susciti nei responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinnovato impegno al superamento delle rivalità. I conflitti non si risolvono attraverso la guerra. È necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace». Infime, Francesco ha voluto rivolgere il suo pensiero e la sua attezione in modo speciale «a tutte le persone che patiscono la vulnerabilità di essere costretti a vivere in gruppo, case di riposo, caserme». E un pensiero particolare per le persone nelle carceri, richiamando il grave problema del sovraffollamento che può portare a situazioni tragiche.

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