(Foto Ansa: qui sopra, il dolore dei membri della comunità islamica di Christchurch dopo l'attentato alle moschee; in copertina, il Papa durante la preghiera dell'Angelus)
Nella seconda domenica di Quaresima, «la liturgia ci fa contemplare l’evento della Trasfigurazione, nel quale Gesù concede ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni di pregustare la gloria della Risurrezione: uno squarcio di cielo sulla terra», esordisce papa Francesco davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro per la preghiera dell'Angelus. Nel racconto dell’evangelista Luca Gesù appare trasfigurato sul monte, luogo della luce. I tre discepoli «salgono col Maestro sulla montagna, lo vedono immergersi in preghiera, e a un certo punto "il suo volto cambiò d’aspetto". Abituati a vederlo quotidianamente nella semplice sembianza della sua umanità, di fronte a quel nuovo splendore, che avvolge anche tutta la sua persona, rimangono stupiti. E accanto a Gesù appaiono Mosè ed Elia, che parlano con Lui del suo prossimo “esodo”, cioè della sua Pasqua di morte e risurrezione».
La Trasfigurazione avviene dopo che Gesù ha confidato ai discepoli di dover "soffrire molto, […] venire ucciso e risuscitare il terzo giorno". «Gesù sa che loro non accettano questa realtà», continua il Pontefice, «e allora vuole prepararli a sopportare lo scandalo della passione e della morte di croce, perché sappiano che questa è la via attraverso la quale il Padre celeste farà giungere alla gloria il suo Figlio eletto, risuscitandolo dai morti. E questa sarà anche la via dei discepoli: nessuno arriva alla vita eterna se non portando la propria croce». La sofferenza vissuta nella prospettiva cristiana «è un passaggio necessario ma transitorio. Il punto di arrivo a cui siamo chiamati è luminoso come il volto di Cristo trasfigurato».
E allora, nei giorni della Quaresima, «saliamo anche noi sul monte con Gesù! In che modo? Con la preghiera. Rimaniamo qualche momento in raccoglimento, fissiamo lo sguardo interiore sul suo volto e lasciamo che la sua luce ci pervada e si irradi nella nostra vita». Gesù si era immerso in un colloquio intimo con il Padre» e mentre pregava «la gloria di Dio lo invase trasparendo anche all’esterno. È così: la preghiera in Cristo e nello Spirito Santo trasforma la persona dall’interno e può illuminare gli altri e il mondo circostante. Proseguiamo con gioia il nostro itinerario quaresimale. Diamo spazio alla preghiera e alla Parola di Dio, che abbondantemente la liturgia ci propone in questi giorni».
Al termine della preghiera dell'Angelus il Papa ha rivolto il suo pensiero alle «vittime dell’orribile attentato contro due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda. Prego per i morti e i feriti e i loro familiari. Sono vicino ai fratelli musulmani e a quella comunità, rinnovo l’invito ad unirsi con la preghiera e i gesti di pace per contrastare l’odio e la violenza.». E ha chiesto ai fedeli di stringersi, insieme a lui, in un momento di preghiera «in silenzio per i nostri fratelli musulmani che sono stati uccisi».
Il 15 marzo un commando guidato da un australiano di 28 anni, Brenton Tarrant, ha aperto il fuoco e compiuto una strage all'interno di due moschee nella città neozelandese, uccidendo 50 persone. Il Vescovo emerito di Christchurch, monsignor John Basil Meeking, raggiunto dall'agenzia Fides ha espresso il suo dolore e la sua vicinanza e solidarietà alla comunità islamica colpita. Come riporta Fides, monsignor Patrick James Dunn, vescovo di Auckland e presidente della Conferenza episcopale della Nuova Zelanda, ha inviato un messaggio a tutte le comunità cattoliche del Paese, chiedendo di includere una speciale preghiera per le vittime in tutte le messe che si celebrano oggi, domenica 17 marzo.