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martedì 14 gennaio 2025
 
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Il Papa: «Occuparsi di chi ha fame, sulle orme di Gesù»

17/10/2021  Chi vuole essere grande deve farsi servo degli altri. Immergersi, come Gesù, non cercare di emergere con logiche mondane.

La violenza chiama violenza. E dunque papa Francesco, pregando per le vittime e i loro familiari degli attentati in Norvegia, Afghanistan, Inghilterra, prega tutti di «abbandonare la la via della violenza che è sempre perdente, che è una sconfitta per tutti, ricordiamoci che violenza genera violenza».

Occorre invece coltivare la vicinanza, soprattutto a chi è nel bisogno e nella fame. Commentando il Vangelo di Marco che racconta di come i due discepoli Giacomo e Giovanni chiedessero a Gesù di sedere uno alla sua sinistra e uno alla sua destra «nella gloria. Come se fossero primi ministri o cose del genere», ricorda il grande insegnamento di Gesù che è quello di servire gli altri per essere primi nei Cieli.  Gli apostoli vogliono emergere mentre il Signore vuole immergersi «nella morte, offrendo la sua vita per salvarci. La sua gloria, la gloria di Dio, è dunque amore che si fa servizio, non potere che ambisce al dominio. Non potere che ambisce al dominio, no, ma amore che si fa servizio. Perciò Gesù conclude dicendo ai suoi e anche a noi: “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore”.  Per diventare grandi dovrete andare sulla strada del servizio, servire gli altri».

Il Pontefice spiega le due logiche diverse, la prima, quella dei discepoli che «esprime quella mentalità mondana da cui siamo sempre tentati: vivere tutte le cose, perfino le relazioni, per alimentare la nostra ambizione, per salire i gradini del successo, per raggiungere posti importanti. La ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito, mascherandosi perfino dietro a buone intenzioni; ad esempio quando, dietro al bene che facciamo e predichiamo, cerchiamo in realtà solo noi stessi e la nostra affermazione, cioè andare avanti noi, arrampicarsi. Questo anche nella Chiesa lo vediamo».  E l’altra, che invece chiede non di «innalzarsi sopra gli altri, ma di  scendere dal piedistallo per servirli; invece di emergere sopra gli altri, immergersi nella vita degli altri. Stavo vedendo nel programma A sua immagine», racconta il Papa, «quel servizio delle Caritas perché a nessuno manchi il cibo. Preoccuparsi della fame degli altri, dei bisogni degli altri, ci sono tanti bisognosi e dopo la pandemia ancora di più servire e non arrampicarsi per la propria gloria». Francesco spiega che immergersi come Gesù vuol dire avere compassione. Ricorda il servizio appena andato in onda: «Lì stavamo vedendo la fame. Ma noi pensiamo con compassione alla fame di tanta gente?», si chiede. «Quando siamo davanti al pasto che è una grazia di Dio pensiamo che c’è tanta gente che lavora e non riesce ad avere il pasto sufficiente per tutto il mese? Pensiamo a quello. Immergersi con compassione. Avere compassione non è un dato di enciclopedia, ci sono tanti affamati, no, sono persone e io ho compassione per le persone, ho compassione per la vita che incontriamo come ha fatto Gesù con me, con te».

Certo, mettersi nella stessa direzione di Gesù è difficile, «Serve impegno, ma non basta. Da soli è difficile, se non impossibile, però abbiamo dentro una forza che ci aiuta. È quella del Battesimo, di quell’immersione in Gesù che abbiamo già ricevuto per grazia e che ci direziona, ci spinge a seguirlo, a non cercare il nostro interesse ma a metterci al servizio. È una grazia, è un fuoco che lo Spirito ha acceso in noi e che va alimentato. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che rinnovi in noi la grazia del Battesimo, quella l’immersione in Gesù, nel suo modo di essere, per essere più servitori, per essere servi come lui è stato con noi».

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