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giovedì 20 marzo 2025
 
rito dei battesimi e angelus
 

Il Papa: "La preghiera dà ossigeno alla vita, respiro in mezzo agli affanni. Non trascuriamola mai"

09/01/2022  Nel giorno della Festa del Battesimo di Gesù, nella Cappella Sistina Francesco ha battezzato 16 neonati e a genitori, padrini e madrine ha ricordato: "Custodite nell'identità cristiana i vostri figli". Ai fedeli riuniti in piazza di San Pietro ha poi spiegato che pregare non è una via di fuga o un rito magico, ma dialogo e incontro con Dio. E ha rivolto il suo pensiero alle vittime delle proteste in Kazakistan

In occasione della Festa del Battesimo del Signore – la giornata in cui si ricorda il battesimo che Gesù riceve nel fiume Giordano da parte di Giovanni Battista – papa Francesco ha presieduto nella Cappella Sistina la Santa Messa nel corso della quale ha battezzato 16 neonati, 7 bambini e 9 bambine. «C’è un inno liturgico molto bello, nella festa di oggi, che dice che il popolo di Israele andava al Giordano “con i piedi scalzi e l’anima scalza”, cioè un’anima che voleva essere bagnata da Dio, che non aveva nessuna ricchezza, che aveva bisogno di Dio», ha esordito nell’omelia il Pontefice. «Questi bambini oggi vengono qui anch’essi con “l’anima scalza” a ricevere la giustificazione di Dio, la forza di Gesù, la forza di andare avanti nella vita. Vengono a ricevere l’identità cristiana. È questo, semplicemente. I vostri figli riceveranno oggi l’identità cristiana. E voi, genitori e padrini, dovete custodire questa identità. Questo è il vostro compito durante la vostra vita: custodire l’identità cristiana dei vostri figli. È un impegno di tutti i giorni: farli crescere con la luce che oggi riceveranno».

Il Papa ha poi osservato che la celebrazione è un po’ lunga per i bambini e ha esortato i genitori a fare in modo che i neonati si sentano a loro agio, perché i bambini oggi sono i protagonisti: «Se hanno fame, allattateli tranquillamente qui, davanti al Signore, non c’è problema. E se gridano, lasciateli gridare, perché loro hanno uno spirito di comunità, diciamo uno “spirito di banda”, uno spirito d’insieme, e basta che uno incominci – perché tutti sono musicali – e subito viene l’orchestra! Lasciateli piangere tranquilli, che si sentano liberi. Ma che non sentano troppo caldo e, se hanno fame, che non restino con la fame».

Alla recita dell’Angelus davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, Francesco ha poi spiegato: «Il Vangelo della Liturgia odierna ci mostra la scena con cui inizia la vita pubblica di Gesù: Lui, che è il Figlio di Dio e il Messia, va sulle rive del fiume Giordano e si fa battezzare da Giovanni Battista. Dopo circa trent’anni vissuti nel nascondimento, Gesù non si presenta con qualche miracolo o salendo in cattedra per insegnare. Si mette in fila con il popolo che andava a ricevere il battesimo da Giovanni». Il Papa sottolinea che il popolo di Israele andava a farsi battezzare con l’anima nuda e i piedi nudi. E Gesù «condivide la sorte di noi peccatori, scende verso di noi: discende nel fiume come nella storia ferita dell’umanità, si immerge nelle nostre acque per risanarle, con noi, in mezzo a noi. Non sale al di sopra di noi, ma scende verso di noi. Con l’anima nuda e i piedi nudi». Il Pontefice sottolinea poi un punto importante: «Nel momento in cui Gesù riceve il Battesimo, il testo dice che “stava in preghiera”. Ci fa bene contemplare questo: Gesù prega. Ma come? Lui, che è il Signore, il Figlio di Dio, prega come noi? Sì, Gesù – lo ripetono tante volte i Vangeli – passa molto tempo in preghiera: all’inizio di ogni giorno, spesso di notte, prima di prendere decisioni importanti... La sua preghiera è un dialogo, una relazione con il Padre. Così, nel Vangelo di oggi possiamo vedere i due momenti della vita di Gesù: da una parte scende con noi, nelle acque del Giordano; dall’altra eleva lo sguardo e apre il cuore pregando il Padre».

Il comportamento di Gesù è un grande insegnamento per tutti noi. «Tutti siamo immersi nei problemi della vita e in tante situazioni intricate, chiamati ad affrontare momenti e scelte difficili che ci tirano in basso. Ma, se non vogliamo restare schiacciati, abbiamo bisogno di elevare tutto verso l’alto. E questo lo fa proprio la preghiera, che non è una via di fuga, la preghiera non è un rito magico o una ripetizione di cantilene imparate a memoria. No. Pregare è il modo per lasciare agire Dio in noi, per cogliere quello che Lui vuole comunicarci anche nelle situazioni più difficili, pregare per avere la forza di andare avanti. Tanta gente che sente che non ce la fa prega: Signore dammi la forza di andare avanti. Anche noi tante volte lo abbiamo fatto».

La preghiera ci unisce al Signore e ci fa aprire a Lui il nostro cuore. «È dialogare con Dio, è ascoltare la sua Parola, è adorare: stare in silenzio affidandogli ciò che viviamo. E a volte è anche gridare con Lui come Giobbe, a volte è sfogarsi con Lui. Gridare come Giobbe. Lui è Padre, lui ci capisce bene, mai si arrabbia con noi. E Gesù prega. La preghiera – per usare una bella immagine del Vangelo di oggi – “apre il cielo”: dà ossigeno alla vita, dà respiro anche in mezzo agli affanni e fa vedere le cose in modo più ampio». Come Gesù nel fiume Giordano, «ci fa sentire figli amati dal Padre». L’essere figli di Dio, osserva Francesco, «è cominciato il giorno del Battesimo, che ci ha immersi in Cristo e, membri del popolo di Dio, ci ha fatto diventare figli amati del Padre».

Il Papa lancia un’esortazione: «Non dimentichiamo la data del nostro Battesimo! Se io domandassi adesso a ognuno di voi qual è la data del tuo battesimo, forse alcuni non lo ricordano. Questa è una cosa bella, ricordare la data del battesimo, perché è il momento della nostra rinascita, il momento nel quale siamo stati figli di Dio con Gesù. Quando tornerete a casa, se non lo sapete, domandatelo alla mamma, alla zia, alla nonna, ai nonni: ma quando sono stato battezzato o battezzata? E imparate quella festa per festeggiarla, per ringraziare il Signore. E oggi, in questo momento, chiediamoci: come va la mia preghiera? Prego per abitudine, controvoglia, solo recitando delle formule? O la mia preghiera è incontro con Dio? Io peccatore, sempre nel popolo di Dio, mai isolato, coltivo l’intimità con Dio, dialogo con Lui, ascolto la sua Parola? Tra tante cose che facciamo nella giornata, non trascuriamo la preghiera: dedichiamole tempo, usiamo brevi invocazioni da ripetere spesso, leggiamo il Vangelo ogni giorno».

Al termine dell’Angelus, il Papa ha detto: «Ho appreso con dolore che ci sono state vittime durante le proteste scoppiate nei giorni scorsi in Kazakistan. Prego per loro e per i familiari e auspico che si ritrovi al più presto l’armonia sociale, attraverso la ricerca del dialogo, della giustizia e del bene comune». Ha poi ricordato di aver battezzato oggi alcuni bambini, figli di dipendenti del Vaticano. «Desidero ora estendere la mia preghiera e la mia benedizione a tutti i neonati che hanno ricevuto o riceveranno il battesimo in questo periodo». E un’ultima esortazione: «A tutti voi, mi raccomando, imparate la data del vostro battesimo».

 

(Foto Ansa)

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