Tanto ci sarebbe ancora da narrare. Tanto: la prima parte del Sesto rapporto Ipcc, pubblicata prima di Ferragosto, che ancora rafforza la consapevolezza del mutamento climatico e della sua gravità, mentre l’Italia si prepara a ospitare il pre-incontro in vista del meeting di novembre (Cop26) destinato proprio a contrastare il riscaldamento globale. Tanto: la Giornata del creato,che le Chiese cristiane celebrano il 1° settembre, mentre il Tempo del creato prosegue fino al 4 ottobre – festa di san Francesco d’Assisi. Tanto: la transizione ecologica, centrale nella Settimana Sociale che la Chiesa cattolica italiana terrà a Taranto nella seconda metà di ottobre.
Tanto, sulle buone pratiche che interessano il quotidiano di ognuno/a di noi e sulle grandi scelte di politica e di economia, così come sulle motivazioni etiche che ad esse ci orientano.
Tanto, sul forte contributo che ad esse può offrire la fede cristiana, nella varietà delle sue articolazioni, ma anche le altre fedi dell’umanità, in un dialogo sempre più intenso, sempre più fecondo.
Tanto, nei luoghi strategici del degrado (e della rigenerazione) ambientale, così come nell’orizzonte globale di un mondo sempre più segnato dalle tracce dell’Antropocene.
Tanto, davvero tanto: non perché tali temi non siano stati toccati in questa rubrica, ma perché la cura della casa comune è impegno che non finisce, che interessa la totalità del nostro abitare la terra, che invita a cercare ancora, sempre e di nuovo. Che invita, soprattutto a cambiare rotta, come segnalavo nel testo uscito quasi un anno fa.
Così l’ultima puntata di questa rubrica è soprattutto l’occasione per un grazie, alla direzione e alla redazione di Credere, che ha voluto ospitarla in questi mesi, e ai lettori che l’hanno seguita (alcuni dei quali mi hanno fatto pervenire positivi feedback). Un grazie per avermi dato la possibilità di condividere qualcosa del lavoro che su questi temi svolgo con la Fondazione Lanza, con l’Istituto diStudi Ecumenici “San Bernardino” e col gruppo “Creato” della Cei. Un grazie, soprattutto, per la possibilità di testimoniare la forza del Vangelo della creazione – quel buon annuncio che dice salvezza e speranza per uomini e donne, ma anche per la creazione tutta e per ogni vivente. La
Laudato si’, che molte volte ha accompagnato questo percorso, ne costituisce una luminosa esplorazione, ma è bello anche pensare ai tanti – uomini e donne – che nei secoli ne hanno colto la bellezza e l’hanno portata a parola. A una di essi voglio quindi affidare il mio saluto, nel segno della lode e dell’invocazione allo Spirito, Signore che dà la vita e che sostiene il gemito della creazione:
Spirito santo vivificante
vita che tutto muove,
che è radice in ogni creatura
e tutto lava dall’impurità
detergendo i peccati,
ed unge le ferite
e così è vita luminosa
e degna di lode
che tutto suscita e risuscita.
(Ildegarda di Bingen, nostra traduzione dal latino)
(Foto in alto: iStock)