Ci aveva già provato Benedetto XVI, a sveltire le pratiche per la dichiarazione di nullità matrimoniale. Ma poi le intenzioni erano rimaste lettera morta. Adesso papa Francesco, alla vigilia del Sinodo sulla famiglia, ha deciso di rendere nota una sua decisione risalente già al 27 agosto di quest’anno con la quale ha istituito una Commissione di studio per la riforma del processo matrimoniale canonico, in pratica delle norme che presiedono allo svolgimento dei processi presso la Sacra Rota.
Una decisione, quella di pubblicare sia l’istituzione della Commissione che i nomi di quanti ne fanno parte, che arriva nel pieno del dibattito di questi giorni sulla comunione ai divorziati risposati. E che dice che il tema è molto più ampio e complesso di quanto lo sintetizzino le cronache dei giornali.
Della commissione, presieduta da monsignor Pio Vito Pinto, decano del Tribunale della Rota Romana, fanno parte il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi; padre Luis Francisco Ladaria Ferrer, s.j., segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede; monsignor Dimitrios Salachas, Esarca Apostolico per i cattolici greci di rito bizantino; monsignor Maurice Moniere, monsignor Leo Xavier Michael Arokiaraj e monsignor Alejandro W. Bunge, prelati Uditori del Tribunale della Rota Romana; padre Nikolaus Schöch, o.f.m., Promotore di Giustizia Sostituto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica; padre Konštanc Miroslav Adam, o.p., Rettore Magnifico della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino(Angelicum); padre Jorge Horta Espinoza, o.f.m., decano della Facoltà di Diritto Canonico della Pontificia Università Antoniamum e il professor Paolo Moneta, già docente di Diritto Canonico presso l’Università di Pisa.
Il comunicato della sala stampa vaticana precisa che “i lavori della Commissione speciale inizieranno quanto prima e avranno come scopo di preparare una proposta di riforma del processo matrimoniale, cercando di semplificarne la procedura, rendendola più snella e salvaguardando il principio di indissolubilità del matrimonio”.