Da qualche tempo, nostra figlia di 17 anni ha incominciato a mangiare meno di prima. È sempre stata abbastanza magra, però aveva una corporatura media. Da alcuni mesi, vediamo che ha ridotto la sua alimentazione a colazione e ai pasti. Lei ha sempre detto che non c’è da preoccuparsi, ma noi abbiamo notato che si pesa spesso con la bilancia di casa e tiene d’occhio ogni tipo di cibo, quanti grassi contiene, quanti carboidrati... In più, pratica sport e va molto bene a scuola. L’altra sera, la vedevo triste, e abbiamo parlato a lungo.
Piangendo, mi ha detto che non riesce a smettere di pensare al suo peso, che deve stare sotto ad un certo numero di chili e per questo deve controllare la sua alimentazione. Ho visto che sta male e le ho chiesto se posso aiutarla. Le ho anche proposto di parlare con uno psicologo. Lei però mi è sembrata incerta. Ho fatto bene?
MarIa Laura
Risposta di Fabrizio Fantoni
Cara Maria Laura, hai sicuramente fatto bene a proporle un intervento psicologico, e ti inviterei a non cedere alla sua incertezza ma anzi a sostenerla per un confronto esterno alla famiglia. Il rischio è infatti che questi pensieri finiscano per invadere la sua mente, diventando una gabbia che ne blocca i movimenti di crescita. L’ossessione sul corpo e su una immagine di sé che non si riesce a definire è la manifestazione di un dolore a cui è difficile dare voce in altro modo.
Non è facile anche solo riconoscerne l’esistenza: dalla tua lettera, non segnali motivi particolari di disagio nella sua vita. In realtà, come certe correnti che scorrono nelle profondità dei mari, ma la superficie è calma, ci sono movimenti oscuri nella mente di un adolescente difficili da riconoscere finché non assumono forme visibili come questa. Sono movimenti conflittuali, come il ripensamento dei legami con i genitori o la definizione di chi si è e di chi si vorrebbe diventare. Occorre che voi genitori siate attenti a non cadere nella trappola di puntare l’attenzione solo sul cibo e sulla salute fisica della ragazza.
Meno parlerete di cibo e meglio sarà: è più utile delegare a una figura neutrale, come un medico o un nutrizionista, il monitoraggio della condizione fisica e del peso della ragazza. Né voi, né soprattutto lei, dovrete restare intrappolati nel controllo ossessivo della bilancia, o di quanto vostra figlia mangia a tavola. Piuttosto è meglio salvaguardare il valore simbolico del consumare i pasti insieme, come momento in cui la famiglia si ritrova e sta bene insieme.
Tenete presente che, non essendo primariamente un problema organico ma psicologico, dovrete porre attenzione agli aspetti relazionali e ai movimenti della ragazza nei vari ambiti di vita (amici, scuola, sport…). Voi, in particolare, avrete cura del clima emotivo in famiglia. Vi saranno di aiuto gli specialisti a cui vi rivolgerete e che dovranno supportare anche voi genitori.