Quando il 6 febbraio scorso Patrick George Zaki si è imbarcato su un volo diretto al Cairo per trascorrere qualche giorno presso la sua famiglia ad al-Mansoura, non poteva immaginare quello che lo stava aspettando al suo arrivo in Egitto. Quando Patrick George è atterrato alle 4 del mattino ha trovato ad attenderlo alcuni agenti dei servizi segreti egiziani. Da quel momento Patrick George ha perso la sua libertà.
Appartenente a una famiglia di cristiani copti, 27 anni, Patrick George Zaki vive a Bologna, dove frequenta un master. La sua attività è quella di ricercatore in studi di genere presso l’Iniziativa egiziana per i diritti personali.
Gli avvocati del ragazzo riferiscono che Patrick George è stato brutalmente interrogato in aeroporto per 17 ore, ammanettato e bendato. Durante l’interrogatorio Patrick George è stato picchiato e torturato con scosse elettriche. In seguito è stato trasferito in una struttura di detenzione dove dovrà restare rinchiuso per 15 giorni in attesa del processo.
Le autorità egiziane gli contestano “l’incitamento alla protesta”, la “diffusione di notizie false”, l’”istigazione al terrorismo”. Zaky avrebbe espresso queste sue opinioni, considerate pericolose, su Facebook.
La vicenda di Zaky ricorda drammaticamente quella di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano scomparso, torturato e ucciso al Cairo fra il gennaio e il febbraio del 2016. A sostegno di Zaky è partita una mobilitazione che prende nei prossimi giorni sit in e altri eventi in varie città italiane.
“L’arresto arbitrario e la tortura di Patrick Zaki rappresentano un altro esempio della sistematica repressione dello stato egiziano nei confronti di coloro che sono considerati oppositori e difensori dei diritti umani, una repressione che raggiunge livelli sempre più spudorati giorno dopo giorno”, dichiara in una nota ufficiale Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International. Amnesty International chiede alle autorità egiziane “il rilascio immediato e incondizionato di Patrick, in stato di fermo esclusivamente per il suo lavoro sui diritti umani e per le idee espresse sui social. È necessario che le autorità conducano un’indagine indipendente sulle torture che ha subito e che sia garantita la sua protezione in maniera tempestiva“. La Conferenza dei Rettori Italiani "registra con preoccupazione" le notizie relative all'arresto dello studente universitario Patrick George Zaky, regolarmente iscritto all'Università degli Studi di Bologna "a pieno titolo, parte della comunità universitaria italiana ed europea" e sollecita e segue le concrete iniziative del Ministero degli Affari Esteri già in atto "a tutela dei valori di civiltà che costituiscono il proprium della vita universitaria”.
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, assicura che “l’Italia segue la vicenda”.