Ci hanno salvato L'opinione di Prof. Francesco Rossi, presidente della Società italiana di farmacologia
e professore ordinario di Farmacologia presso la Seconda Università
degli studi di Napoli.
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Hanno allungato la vita dell’uomo.
Fino agli inizi del Novecento, era piuttosto alta la
mortalità per malattie infettive e parassitarie (circa
il 30 per cento dei decessi): grazie agli antibiotici
l’aspettativa di vita della popolazione si è allungata
di almeno vent’anni.
- In alcune situazioni, possono essere salva-vita.
In caso di infezioni molto gravi, diffuse sia
a livello ospedaliero sia comunitario, gli antibiotici
sono fondamentali per i pazienti, soprattutto
per quelli che presentano una qualche forma di
immunodepressione, dagli anziani ai trapiantati,
dai malati oncologici sottoposti a chemioterapia
ai soggetti con patologie che colpiscono il sistema
immunitario.
- Non potranno mai essere soppiantati
da omeopatia e rimedi alternativi.
L’omeopatia non può curare le infezioni batteriche,
la cui terapia deve basarsi essenzialmente sugli
antibiotici. Detto ciò, è importante ricordare che
questi farmaci (come tutti gli altri) rappresentano una
medaglia a doppia faccia, perché un uso eccessivo
e improprio può favorire la comparsa e la diffuusione
di microrganismi resistenti alle terapie, che rendono
inefficaci le cure mediche e rappresentano un grave
rischio per la salute pubblica.
- Sono sicuri, anche in fasi delicate della vita
come l’infanzia e la gravidanza.
Prima di essere approvato, ogni farmaco viene
sottoposto a una lunga serie di studi, la cui durata
oscilla in genere tra i sette e i dieci anni, condotti
prima in laboratorio e su animali e poi sull’uomo.
Anche i soggetti più delicati e sensibili possono
assumere antibiotici senza problemi, a patto
di utilizzarli sotto stretto controllo medico per
scongiurare interazioni con altri farmaci o alimenti,
ed evitando l’automedicazione.