Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
lunedì 09 settembre 2024
 
Gerusalemme
 
Credere

Qui fu deposto il Cristo: ecco la pietra del Santo Sepolcro

06/04/2017  Durante i restauri dell’edicola del Sepolcro, per la prima volta dopo 500 anni è stata riportata alla luce la roccia su cui fu deposto il corpo di Cristo. La studiosa greca che ha guidato i lavori ci racconta cosa ha scoperto...

Per la prima volta, dopo sessant’anni, i pellegrini che visitano il Santo Sepolcro a Gerusalemme possono ammirare in tutta la sua bellezza l’edicola che custodisce la tomba di Cristo. Al termine di un attento lavoro di restauro sono state rimosse le impalcature di ferro, installate nel 1947 per evitare il crollo della struttura.

Durante i dieci mesi di lavoro – tra il maggio 2016 e il febbraio 2017 – le lastre di marmo che ricoprono l’edicola sono state smontate, ripulite, rimesse al loro posto e poi fissate con bulloni di titanio per garantire la massima stabilità.

A coordinare questo imponente lavoro è stata la professoressa Antonia Moropoulou. Classe 1952, ingegnere chimico e docente di chimica del restauro al Politecnico nazionale di Atene, ha un curriculum straordinario, su cui spiccano la direzione di diversi interventi di restauro in tutto il mondo, come l’Acropoli di Atene e la basilica di Santa Sofia a Istanbul. «L’intervento alla basilica del Santo Sepolcro è stato molto impegnativo e una grande sfida dal punto di vista professionale», spiega Moropoulou, che durante l’intervista insiste con grande attenzione sui dettagli del suo lavoro.

DAVANTI ALLA TOMBA DI CRISTO

Per lei, come per i membri del suo team, «lavorare a Gerusalemme è stata una grande opportunità dal punto di vista culturale, scientifico e tecnico. Ma anche religioso: io sono credente, cristiana greco-ortodossa. Questa esperienza mi ha toccato profondamente», spiega. «Tutta l’umanità si è inginocchiata qui, di fronte alla tomba di Cristo. Ci siamo sentiti molto piccoli davanti a un luogo così sacro e carico di fede».

Un luogo sacro e prezioso, ma al tempo stesso fragile. Le intemperie, il forte terremoto del 1927 e restauri precedenti mal condotti avevano compromesso seriamente la stabilità dell’edicola del Santo Sepolcro, una sorta di tempietto che avvolge quel che resta della grotta e che a sua volta si trova sotto la cupola della basilica del Santo Sepolcro. «L’edicola presentava importanti criticità che dovevano essere assolutamente sistemate. Nel 1947, durante il mandato britannico, l’edicola era stata messa in sicurezza con impalcature di ferro. Ma un intervento urgente non era più rinviabile».

E così, nel 2015, le tre principali Chiese che custodiscono la basilica (Patriarcato greco-ortodosso, la Chiesa cattolica attraverso la Custodia di Terra Santa e la Chiesa armena) hanno firmato un accordo con l’Università tecnica nazionale di Atene per valutare la situazione. I risultati di quell’esame hanno spinto le Chiese a dare il via ai lavori di restauro che sono iniziati a fine maggio 2016. «Per prima cosa abbiamo installato le impalcature e organizzato gli spazi in modo che i pellegrini potessero continuare a visitare il Santo Sepolcro in piena sicurezza», spiega Moropoulou. «Poi da metà giugno e fino al marzo 2017 si è svolta la vera e propria attività di restauro».

ESPERTI DA TUTTO IL MONDO

  

Un team multidisciplinare composto da una settantina di professionisti (scalpellini, mosaicisti, architetti e ingegneri) è intervenuto sull’edicola che è stata letteralmente smontata pezzo per pezzo, e poi rimontata. Per garantire il regolare accesso ai pellegrini, gli operai hanno lavorato soprattutto di notte, mentre di giorno era il turno del laboratorio di restauro, allestito nella sovrastante Galleria dei Latini.

LA PIETRA DELLA TOMBA

Il momento più emozionante è stato senza dubbio la mattina del 26 ottobre «quando abbiamo aperto il sepolcro di Cristo. Abbiamo rimosso la lastra di marmo che ricopre il letto di roccia e abbiamo svolto una serie di esami per stabilire l’età della pietra dove, secondo la tradizione, è stato deposto il corpo di Cristo», racconta l’esperta. I ricercatori hanno rimosso i materiali di riempimento trovando prima una seconda lastra di marmo, con incisa una croce, e poi riportando alla luce parte della superficie originaria del letto di roccia.

La tomba non veniva aperta da circa 500 anni e non esistevano fotografie né disegni di quel luogo sacro che ora è stato analizzato con tutte le più moderne tecnologie. L’obiettivo è quello di trovare una risposta alla domanda più impegnativa: si tratta veramente della tomba dove è stato deposto il corpo di Gesù dopo la crocifissione? Risposte certe ancora non ci sono.

La professoressa Antonia Moropoulou si definisce «una donna di scienza» e si sbilancia solo quando può avere dati certi alla mano: «Abbiamo concluso che il letto di roccia è compatibile con l’interpretazione storica».

IN SICUREZZA PER I POSTERI

  

Il lavoro di restauro ha permesso di ottenere risultati importanti per garantire che le generazioni future possano continuare ad ammirare l’edicola, raccogliendosi in preghiera sui suoi marmi, per i secoli a venire. «Inoltre, abbiamo aperto una finestra sul lato dell’edicola, per permettere ai pellegrini di osservare una parete di roccia che costituiva una parte della tomba», spiega la Moropoulou.

Tuttavia il lavoro della professoressa potrebbe non essere ancora terminato: «C’è un flusso continuo di acqua dal sottosuolo che genera problemi di stabilità all’edicola», spiega. «Lo teniamo costantemente sotto controllo e la nostra università ha condotto ulteriori verifiche». La speranza è che le tre principali confessioni cristiane del Santo Sepolcro possano trovare un nuovo accordo per avviare una seconda fase di lavori che potrebbero essere fondamentali per salvaguardare la struttura della basilica.

«Noi vorremmo continuare il nostro lavoro per assicurare a questo monumento una conservazione ottimale per i secoli a venire. Mi piacerebbe molto poter tornare a lavorare a Gerusalemme», conclude la professoressa Moropoulou. «Questa città è un luogo di conflitto, ma anche di fede. È stata un’esperienza unica e credo che la tomba di Cristo sia un messaggio vivente di speranza e risurrezione. Un messaggio che tutti noi porteremo per sempre nel nostro cuore».

Foto Menahem Kahana-Reuters

I vostri commenti
3

Stai visualizzando  dei 3 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo