Antonio Canova (1757-1822), autoritratto.
«Da giovane scalpellino a scultore mirabile, tra i più ammirati del suo tempo, ma anche grande sovrintendente delle collezioni artistiche pontificie e figura fondamentale per il recupero delle opere trafugate dal Vaticano dai soldati di Napoleone per essere portate in Francia». È la genesi artistica e umana di Antonio Canova (1757-1822), figura di riferimento del neoclassicismo italiano ed europeo di fine '700 inizio '800 del secolo scorso, che i Musei Vaticani onorano presentando una rassegna delle sue opere più significative esposte lungo le gallerie pontificie, a conclusione del bicentenario della morte avvenuta a Venezia il 13 Ottobre 1822.
L'iniziativa - curata da Alessandra Rodolfo, responsabile del Reparto per l’Arte dei Secoli XVII-XVIII – è stata presentata da Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani, annunciando, tra l'altro, che per ricordare degnamente Canova, in una delle gallerie pontificie più antiche, la seicentesca Sale delle Dame, è stata allestita una mostra permanente dedicata alle opere dell'artista, che “ne mettono in luce l'importanza e l'influenza nell'arte del suo tempo e ne evidenziano la personalità e la maestria tecnica”, per le quali a ragione la figura di Canova viene affiancata ad artisti immortali come Michelangelo, Raffaello, Leonardo. «Negli anni cruciali dell’occupazione napoleonica e della Restaurazione – ricorda Barbara Jatta, nel presentare il nuovo spazio espositivo – Antonio Canova, oltre ad essere il più grande scultore della sua epoca, fu anche personaggio fondamentale per la politica culturale papale che ne valorizzò le doti organizzative, lo spirito di servizio, l’interesse verso la tutela e la salvaguardia del patrimonio artistico che fu affidato al suo vigile controllo. I Musei Vaticani devono tanto a questo personaggio straordinario ed è per questo che abbiamo inteso celebrarlo».
Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani.
Nella Sala delle Dame sono state esposte opere, bozzetti e gessi realizzati dal Canova insieme ad opere di artisti a lui vicini, come Giuseppe De Fabris e Cincinnato Baruzzi. La sala è tra le più raffinate dei Musei Vaticani, finora non accessibile ai visitatori. Realizzata grazie a papa Paolo V Borghese tra il 1608 e il 1609, fu lo stesso pontefice che decise di commissionare a Guido Reni i meravigliosi affreschi della volta raffigurante la Pentecoste, la Trasfigurazione e l’Ascesa al cielo. Tra le opere del Canova che vi sono esposte, un busto di papa Pio VI, tre autoritratti, una Pietà, Le preziose decorazioni delle pareti che immergono il visitatore in un’atmosfera ottocentesca, in piena sintonia con le opere canoviane. “Nella seicentesca Sala della Dame, – spiega la curatrice Alessandra Rodolfo – impreziosita nella volta dagli affreschi di Guido Reni, è stato collocato il gruppo di opere canoviane per lo più di soggetto religioso, provenienti dell’eredità del cardinale Placido Zurla. L’allestimento giunge al termine di un luogo progetto finalizzato a restituire al pubblico tutte le opere vaticane del grande Maestro”.
Antonio Canova, busto di papa Pio VII.
Suggestiva la scenografia creata nella Sala XVII della Pinacoteca Vaticana, dove è stata ricreata l’atmosfera dello "studio romano” dello scultore il quale, nel 1783, stabilì il suo atelier tra via delle Colonnette e via di San Giacomo, oggi via Antonio Canova, una traversa di via del Corso, dove al numero civico 22 è ancora visibile l'antico forno usato dal maestro per la lavorazione dei bozzetti in argilla. In mostra, oltre al potente busto di papa Pio VII, vi è anche un modellino dello Studio canoviano dove, sul prospetto principale e su quello laterale dell’edificio si trovano inseriti antichi frammenti di sculture ed elementi architettonici romani, memoria del gusto antiquario di Canova e del suo costante impegno per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico. Il percorso espositivo continua in diversi spazi dei Musei Vaticani. Ecco quindi il Gabinetto del Perseo – collocato all’interno della splendida cornice del Cortile Ottagono – le due celebri statue dei Pugilatori, Creugante e Damasseno, ispirate a un incontro narrato da Pausania nell'opera "Periegesi della Grecia", esposte proprio come Canova le aveva concepite, una di fronte all'altra.
Ma anche La Galleria Chiaramonti, il Braccio Nuovo, tappe obbligate per chi intende ammirare opere, bozzetti e manufatti canoviani, ma anche parte di quell'ingente patrimonio artistico frutto di numerosi acquisti che, sotto la regia del sovrintendente Canova, si aggiunsero nell’ulteriore allestimento di sculture trasferite dai Palazzi Vaticani e dai giardini del Quirinale, l'antica residenza papale, per un totale di circa 1100 opere.
La mostra resterà aperta al pubblico fino a gennaio. La Sala della Dame,invece, va ad aggiungersi alle altre gallerie permanenti dei Musei Vaticani “ad onore e gloria di Antonio Canova”, parola di Barbara Jatta.