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Antonio che non fa giocare

24/07/2013  Il Comune di Milano premia gli esercenti che si rifiutano di installare le "macchinette mangia-soldi". Perché i malati di gioco d'azzardo, in Italia, sono già 800 mila. E si chiede a gran voce una legge.

Da quarant’anni titolare del “Meeting Bar Tabacchi” di viale Jenner 23 a Milano, Antonio Valente (nella foto insieme all'assessore Majorino) non ha mai voluto installare le slot machines nel suo locale. Racconta: «Economicamente ci ha molto svantaggiato, ma siamo contenti della scelta fatta, sostanzialmente per ragioni etiche: non volevamo veder delle persone che si distruggevano sotto i nostri occhi».

Per questo, da oggi Antonio è  diventato uno dei simboli della lotta contro le “macchinette mangia soldi”: il Comune lo ha premiato con un attestato per il suo impegno contro la ludopatia. In una città in cui le persone in carico alle Asl per la dipendenza da gioco d’azzardo sono triplicate dal 2009 al 2012, è l’ottavo negoziante a ricevere l’adesivo “slot free”.

«Continuiamo», ha detto l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, «la nostra campagna per valorizzare gli esempi positivi». La premiazione arriva dopo una segnalazione del Comitato di quartiere: «La nostra speranza», ha detto il portavoce Luca Tafuni, «è che siano sempre di più gli esercenti che, condividendo il valore di questa campagna, non mettano, o rimuovano, le slot machines nei propri locali».

Il Comitato ha inoltre proposto di favorire questa scelta con sgravi fiscali per i locali “slot free”. Proprio in questa direzione, il Comune di Milano chiede da tempo alla Regione e al Parlamento che vengano riconosciuti maggiori poteri ai Comuni per combattere la dipendenza dal gioco. Il 24 giugno, ha costituito la “Rete contro la ludopatia”, un coordinamento tra tutte le realtà del territorio impegnate nel dare risposte alle richieste di aiuto delle vittime dell’azzardo.

Due gli ambiti di lavoro. La prevenzione, in cui rientra la campagna “Slot free”, con alcune proposte: la diffusione sui mezzi pubblici di uno spot informativo e l’istituzione di una “Settimana di prevenzione della ludopatia”, con incontri nelle scuole medie e superiori e nei centri socio-ricreativi per gli anziani.

Il secondo ambito prevede invece l’apertura di un numero telefonico dedicato alla segnalazione di casi sociali o di attività criminali e l’avvio di sportelli di informazione e assistenza in ognuna delle zone della città.

Secondo i dati del Comune, la dipendenza da gioco colpisce maggiormente gli uomini (78%), la fascia più colpita va dai 41 ai 60 anni, il 17,6 % delle vittime sono pensionati o casalinghe mentre il 67% ha un lavoro. Tra le persone in cura alle Asl di Milano, la dipendenza da gioco riguarda prevalentemente le slot machines (75%) e Gratta e vinci-Lotto (14%). Mediamente, i soggetti coinvolti hanno un reddito di 1.300 euro al mese e ne spendono nel gioco 1.200, ben il 91% del totale.

A livello nazionale, in Italia ci sono invece 800 mila giocatori d’azzardo patologici e due milioni di giocatori a rischio, in crescita esponenziale e spesso associata a dipendenza e usura. Secondo il Dipartimento nazionale Politiche Antidroga, l’Italia è infatti il terzo Paese nel mondo, dopo Giappone e Regno Unito, per volume di gioco, passato dai 42 miliardi del 2007 ai 79,9 miliardi del 2012, e il primo per spesa procapite: circa 1.260 euro a persona nel 2012, neonati compresi.

Dati quanto mai preoccupanti, tanto che si chiede con sempre maggior insistenza una una legge che regolamenti in modo rigoroso la diffusione del gioco d'azzardo nel nostro Paese. A questo puntano la campagna nazionale “Mettiamoci in gioco” e il cartello di associazioni “Insieme contro l'azzardo”.

La campagna – promossa da Acli, Adusbef, Alea, Anci, Anteas, Arci, Auser, Avviso Pubblico, Cgil, Cisl, Cnca, Conagga, Federconsumatori, FeDerSerD, Fict, Fitel, Fondazione Pime, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Shaker-pensieri senza dimora, Uisp – avanza diverse proposte.

Ecco le principali: eliminazione del termine "ludopatia" dagli atti pubblici, da sostituire con il termine, assai più corretto, di "gioco d'azzardo patologico"; divieto di introdurre nuovi giochi con vincite in denaro; completare, entro due mesi, il percorso di inserimento del gioco d'azzardo patologico nei Livelli essenziali d'assistenza garantiti dallo stato; istituzione di un fondo per la prevenzione, cura e riabilitazione finanziato per un terzo dalla riduzione delle somme destinate alle vincite, per un terzo dagli introiti dei concessionari e per un altro terzo dallo stato; impedire l'accesso ai giochi da parte dei minorenni prevedendo l'obbligo di presentazione della tessera sanitaria; stabilire una serie di norme per ridurre drasticamente i messaggi ingannevoli e tutelare i minorenni e le fasce più deboli; assegnare un potere di regolamentazione agli Enti locali rispetto all'esercizio del gioco (autorizzazioni, orari, luoghi, ecc); istituzione di un Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d'azzardo patologico presso il ministero degli Affari sociali.

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