Padre Antonio Spadaro, 53 anni, gesuita, direttore della rivista La Civiltà Cattolica. Foto Ansa.
Il Sinodo panamazzonico è stato come il grande affresco del Giudizio universale della Cappella Sistina, dove tutto è sotto gli occhi di Cristo Signore: la vita della Chiesa, la politica, l’economia, la custodia della casa comune. Un grande affresco dove «tutto è connesso», come hanno detto più volte in aula i padri sinodali, citando la Laudato si’, vero punto di riferimento per questo grande evento. L’enciclica adesso ha preso un corpo concreto. Ora comincia un processo che dovrà approfondire i temi emersi. Si possono già discernere alcuni tratti fondamentali di questa esperienza che resteranno nella vita ecclesiale. A caldo ne elenco cinque.
La Chiesa ha assunto la piena consapevolezza che la sua dottrina sociale ha oggi a cuore la difesa del pianeta e che essa va in rotta di collisione con interessi politici ed economici, i quali ordiscono attacchi contro la Chiesa stessa e i suoi pastori. Il rapporto tra cristianesimo e vita del mondo è apparso innervato da un sano realismo, al di là di ogni ideologia, assumendo nalmente i tratti di un impegno deciso dal valore globale, sempre frutto dell’impulso evangelico che chiede una «conversione ecologica».
Un'immagine del recente Sinodo dei vescovi per l'Amazzonia. Foto: Ansa. La foto in alto è invece dell'agenzia Reuters.
Roma è diventata luogo di ascolto profondo di esperienze del cattolicesimo considerate «periferiche» e di frontiera. L’approccio «missionario» è stato decisamente integrato con quello che valorizza l’esperienza cristiana dell’Amazzonia come signicativa e profetica per la Chiesa universale. Dopo I nuovi cammini che vedono tutto connesso: fede, politica, economia, ecologia, liturgia, l’azione missionaria è necessario che la Chiesa locale scopra i tratti specici del proprio volto, per il bene dell’intero corpo della Chiesa universale.
In questo senso altro elemento chiaro è stato il desiderio della Chiesa di una «conversione culturale», capace di dare una risposta che sia autenticamente cattolica alla richiesta di immergere pienamente l’annuncio del Vangelo e la liturgia in una cultura speci ca, valorizzando la cosmovisione, le tradizioni, i simboli e i riti originari. Ma anche in modo tale che il Vangelo purichi e raffini le culture nelle quali si innesta. Giunge dunque a maturazione il dibattito ecclesiale sui riti locali e sulla inculturazione.
Il ruolo dei laici – e in particolare della donna – è stato al centro del dibattito. Vescovi e sacerdoti fanno quello che possono, attraversando grandi distanze, ma le comunità vivono grazie all’impegno dei laici e delle laiche. Si è dispiegata davanti ai padri una Chiesa tutta ministeriale sulla quale ci si è interrogati per approfondire che cosa significhi che la Chiesa è fondata sul Battesimo. D’altra parte la questione dei viri probati non è stata per nulla fondata sulla messa in discussione del celibato, ma sull’ascolto del dramma percepito dell’assenza dei sacramenti nella vita ordinaria di tanti fedeli. Infine appare chiara l’opzione e la «conversione» sinodale della Chiesa.
Ci si ascolta per tante ore durante il Sinodo. E si discute molto, sia in aula sia nei gruppi, e con franchezza, all’interno di un discernimento comunitario impegnativo per il quale si invoca la presenza dello Spirito. Così sono state le parole condivise tra i padri sinodali: aperte, franche, libere, fedeli alla Chiesa, spinte da un’urgenza pastorale straordinaria e condivisa. Ogni argomento trattato ha espresso il desiderio di essere nella verità del Vangelo e di costruire il mondo secondo questa buona notizia.
(foto in alto: Reuters)