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venerdì 20 settembre 2024
 
 

Francesco Arca: "Ora in Tv faccio il commissario"

20/03/2014  L'attore 34enne è impegnato su due fronti: al cinema come co-protagonista del film di Ozpetek "Allacciate le cinture", sul piccolo schermo al fianco di "Rex", il detective a quattro zampe della fortunata serie di Raidue.

Con il suo fiuto di detective molto speciale ha conquistato uno spettatore d’eccezione, Benedetto XVI. Ora Rex, il pastore tedesco più famoso del piccolo schermo, è di nuovo in Tv con le sue indagini (per la sesta stagione su Rai 2). E ha un nuovo collega al suo fianco: il commissario Marco Terzani, che ha il volto di Francesco Arca. Per il 34enne attore senese è un periodo particolarmente fortunato sul lavoro: dopo avere preso parte a varie fiction tv, ora per lui il ruolo di co-protagonista in Rex 6 (e anche nella prossima stagione), che va in onda in ben 104 Paesi. E poi il cinema: Ferzan Ozpetek l’ha voluto per il suo ultimo film, Allacciate le cinture, al fianco di Kasia Smutniak.

Com’è stato recitare come co-protagonista al fianco di un cane?
«Nella mia vita ho avuto otto cani. Per me quindi è stato facile rapportarmi a Rex, anche se ho comunque dovuto seguire due mesi di corso di preparazione con Tokyo e Aki (i due cani della sesta e settima stagione). Recitare è già difficile, farlo con la presenza costante l’addestratore, che deve fare dei gesti e dei suoni particolari verso il cane per fargli fare determinate azioni, è stato molto duro».

Che tipo è il suo commissario?
«Di Marco Terzani sappiamo che ha lavorato in Sudamerica nell’antidroga e che, una volta tornato in Italia, quando sta per smettere di fare il poliziotto riceve la chiamata del commissariato dove lavora Rex e accetta anche per amore degli animali. Rispetto ai commissari precedenti, Terzani è un tipo più silenzioso, preferisce l’azione alla parola. Anche io sono così nella vita».

A proposito di  "Allacciate le cinture", si rispecchia nel suo personaggio?
«Antonio è anni luce lontano da me, perché nel film prende sfumature omofobiche e razziste. Mi assomiglia però nell’istinto, nella tendenza a usare poco la razionalità e a lasciarsi andare, assumendosi le responsabilità delle proprie azioni. Anche se alla fine Antonio capisce di avere sbagliato e si redime».

Per questo film ha dovuto mettere su più di dieci chili...
«Da 88 chili sono arrivato a 100. L’ingrassamento è stato naturale, senza assumere sostanze. Ma il mantenimento di questi chili in più, nel caldo torrido di luglio a Lecce, dove giravamo il film, è stato molto pesante. Una bella scommessa, che ho vinto. Del resto, in questo lavoro bisogna mettersi in gioco».

Nel 2004 lei è diventato un volto televisivo come tronista del programma "Uomini e donne". Quanto è stata faticosa, poi, la sua gavetta?
«Quel programma l’ho fatto a 24 anni. E ancora la gente continua a chiamarmi ex tronista e lo fa in modo dispregiativo. È sintomo di poca fantasia da parte dei media. Ma a me non interessa. Nel 2007, quando ho deciso di fare questo lavoro, sono partito con i piccoli teatri off di Roma. Da lì pian piano hanno cominciato a prendermi in piccole parti nelle fiction tv, all’inizio con tante difficoltà. Poi ho avuto un ruolo più importante in Ho sposato uno sbirro 2 con Flavio Insinna. E da lì ho proseguito con altre serie. Dal 2007 non mi sono mai fermato, continuo a studiare, cerco sempre di aggiornarmi e migliorarmi. Presto andrò all’estero per studiare l’inglese. Sono un tipo umile di natura. Di delusioni ce ne saranno, certo, e mi ritengo fortunato ogni volta che mi scelgono per una parte. Non conosco la gelosia per i colleghi. Posso dire che sto vivendo un momento sereno».

Le sue passioni fuori dal set?
«Sono molto legato alle mie radici, alla mia terra, Siena, il Palio. Non sono affatto un tipo sedentario, pratico il pugilato: un tempo giocavo a calcio, poi ho avuto un infortunio e mi sono dato a un altro sport che mi aiuta a scaricarmi completamente alla fine della giornata. Ho un’enorme passione per la musica, i Beatles, Jimi Hendrix, i Rolling Stones, la generazione degli anni ’60-70. Credo che la musica di quei decenni abbia prodotto il meglio. Nel cinema, invece, no, ci stiamo decisamente risollevando».

 
 
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