Non si può non vederla attraversando il paese. Sta lì, in mezzo al sagrato, con la sua mole e i suoi colori sgargianti. Per entrare nella chiesa si deve necessariamente attraversarla. Un gesto fisico, quello di varcarne la soglia, che diventa un gesto simbolico, liturgico, che rimanda immediatamente a qualcosa d’altro.
È la Porta nel mondo, un varco aperto su un muro alto quattro metri, composto di 350 mattoni, e dipinto dall’artista Maffeo d’Arcole. Dal 13 dicembre dell’anno scorso è posato come opera “viva”, che provoca alla riflessione e all’azione di misericordia, nell’Anno della misericordia. E il 20 novembre prossimo, alla fine del Giubileo, sarà demolito per diventare un’altra cosa.
Siamo ad Arcole, laborioso comune del Veronese che conserva intatta l’atmosfera dell’antico borgo agricolo. In questa terra segnata da storiche battaglie napoleoniche, grandi preti e religiose, sorge la parrocchiale dedicata a san Giorgio, con le sue 3.400 anime. Una di queste è Maffeo Burati, nome d’arte Maffeo d’Arcole, artista eclettico e anarcoide, contadino e operaio, pittore, scultore e regista, legato al suo paese come l’edera al sasso.
CONTRO I MURI CHE DIVIDONO
La porta è una sua idea visionaria. L’ennesima. «Un giorno arriva in canonica Maffeo e mi dice: “Ho un progetto da proporle per coinvolgere la comunità in modo pieno nell’esperienza dell’anno di grazia che è il Giubileo”. A provocarlo era stata l’esperienza vissuta a Roma nel 2000, lo scorso Giubileo. E mi confida il desiderio di rivivere e far rivivere quella straordinaria esperienza», racconta don Diego Castagna, giovane parroco di San Giorgio, arrivato in parrocchia da neanche un anno.
Il concetto è semplice e forte nello stesso tempo: la misericordia è un varco nei muri che gli uomini si sono sempre costruiti attorno per dividere e segregare. Il progetto piace subito a don Diego, che lo approva.
In un paio di giorni, con l’aiuto di una quindicina di volontari dell’associazione arcolese “Don Giovanni Sbalchiero” (figura indimenticata di sacerdote, la cui opera sociale fu fondamentale per sostenere la popolazione di Arcole nel secolo scorso, in uno dei momenti storici più difficili per questo territorio), l’idea artistica è diventata realtà. La Porta del mondo è stata inaugurata alla presenza di tutta la comunità nel dicembre scorso.
TUTTI I “MURI” DEL MONDO
Attorno a una porta centrale aperta si alza una parete che simboleggia tre grandi “muri”, tra passato e futuro: la muraglia cinese, il muro di Berlino, quello più recente di Gaza, oltre a tutti i muri che nel mondo ci dividono.
In cima al muro stanno alcuni sassi, quelli usati in Palestina per l’intifada. Sulla porta Maffeo ha dipinto una carta geografica del mondo, dove sono evidenziati tre luoghi significativi: Bangui in Repubblica Centrafricana, dove il Papa ha inaugurato il Giubileo, Roma e Arcole.
Su un lato del muro è raffigurato un barcone carico di profughi che attraversa il mare in cerca della libertà e di una vita migliore. A fianco le figure di un monaco francescano e uno buddista simboleggiano l’incontro tra le religioni. Un angelo, raffigurato lì vicino, annuncia ai re magi in cammino un evento straordinario di giubilo. E le sue parole si trasformano in colombe bianche.
Sul lato opposto si susseguono, con richiami alle tipiche figure di Marc Chagall, immagini di madri con bimbi in grembo, soldati armati, mani incatenate, farfalle di carta, una miriade di volti imploranti «che attendono accoglienza dall’Occidente che invece si nasconde dietro la porta, spia e si nasconde», come spiega l’artista.
CAMMINO DI COMUNITÀ
«Attraversare la porta diventa l’occasione per entrare nella logica della misericordia che ti dice di scegliere se vuoi restare dentro il tuo egoismo, che porta alla morte, o aprirti alla solidarietà, unica speranza per il nostro mondo», osserva ancora Maffeo D’Arcole.
Attorno all’opera d’arte è ruotato tutto l’anno pastorale della parrocchia segnato da più appuntamenti in cui la Porta è stata un invito alla riflessione. «La nostra comunità ha accolto la provocazione di Maffeo», afferma don Castagna. «Ce la metteremo tutta per accendere una candela oltrepassando questa porta, che ci faccia sentire vicina la grazia del Signore, un Dio che ci dona di vivere un anno speciale, a partire dal nostro piccolo, per arrivare lontano, in tutti quei luoghi dove la misericordia sembra ancor mancare».
Non è la prima volta che l’artista arcolese affronta tematiche del genere con le sue opere pittoriche e scultoree: la povertà del mondo contadino, la sofferenza degli ultimi, e di chi deve emigrare. La sua monumentale installazione Popoli in cammino, esposta a Roma durante il Giubileo del 2000, ha girato le piazze di tantissime città italiane.
Al termine dell’anno giubilare la parrocchia metterà in vendita i mattoni dipinti del muro e con il ricavato finanzierà un progetto di carità. Così ogni mattone portato a casa sarà segno e ricordo di un’opera di misericordia.