Placido Domingo
Una tazzina di caffè o un’aria d’opera italiana? Alla fine il Paese ha scelto di candidare la seconda - o meglio “’l’arte del canto lirico italiano” - quale patrimonio immateriale dell’umanità. Felicissime per la decisione tutte le Istituzioni e i Teatri che si sono battuti per ottenerla. E orgogliosa, prima di ogni altra, l’Arena di Verona, che si è fatta portavoce della candidatura: e che della tradizione italiana - per repertorio prediletto e per allestimenti d’opera - è un simbolo, nel segno di un’offerta popolare che l’ha resa un appuntamento estivo imperdibile dal 1913, anno in cui il tenore Giovanni Zenatello, a proprie spese, diede avvio alla lunga, se non mitica, storia. Del resto “’l’arte del canto lirico italiano”, non solo è goduta e diffusa in tutto il mondo, ma ha contribuito a rendere la nostra lingua universale: ed è questa una delle motivazioni della scelta. Cecilia Gasdia, che del canto all’italiana è stata ammiratissima protagonista e che ora - da musicista vera, da ex cantante e da manager abilissima - guida l’Arena, ha sottolineato la soddisfazione per la candidatura, presentando il programma dell’edizione 2022 (17 giugno – 4 settembre), la novantanovesima. La prima, a teatro pieno, dopo le limitazioni del Covid (ma l’Arena non ha mai sospeso completamente l’attività, nemmeno nel 2020, avendo comunque accolto 200.000 spettatori in due anni). E benché la pandemia non sia finita, la Gasdia ha ricordato quanto le aziende e l’intera città di Verona abbiano sostenuto l’Ente nei due anni trascorsi (“anche con donazioni da singoli cittadini, e perfino da un bambino che ci ha destinato la sua paghetta settimanale”, ha spiegato) e ha anticipato che le prenotazioni per la prossima estate già superano per numero quelle del 2019. Ma gestire un’Arena non è semplice: “gli allestimenti richiedono anni di preparazione, e noi ne stiamo realizzando uno nuovo per il 2023” (scontato che sia per Aida). Nel frattempo grande spazio alle regie di Franco Zeffirelli per una sorta di omaggio postumo (Carmen, Aida, Traviata, Turandot) e grande spazio alle più ricercate voci del panorama internazionale, “perché nella gestione precedente la qualità si era un po' persa”. In effetti sono tanti, davvero tanti, gli artisti eccellenti scritturati. Ci sarà anche la soprano russa Anna Netrebko (Aida e Turandot): e la presenza fa notizia, visto che ha deciso di tornare a cantare in occidente (nessuno, in realtà glielo aveva impedito), dopo “la pausa di riflessione per la guerra”, e non prima di essersi esibita in una delle sue esternazioni ondivaghe su Putin. Ma che cantanti e artisti debbano fare notizia per quel che dimostrano in palcoscenico e non sui social, dovrebbe essere una buona regola. A meno che non siano sempre misurati, intelligenti e profondi come l’inossidabile, amatissimo Placido Domingo, al quale l’Arena dedica una serata da protagonista di canto, e una da direttore d’orchestra. O come Roberto Bolle, star di un gala di balletto. E agli amanti del “Và pensiero”, a proposito di canto italiano, l’Arena riserverà un Nabucco.