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giovedì 10 ottobre 2024
 
 

Fucili a Brescia, capitale delle armi

09/06/2013  Il caso del ragazzo di Desenzano entrato in classe con un fucile carico riaccende il dibattitto sulla detenzione delle armi da fuoco. L'Italia potrebbe diventare come gli Stati Uniti?

Negli Stati Uniti è la seconda causa di morte per i minorenni dopo gli incidenti stranieri. Morire per colpa delle armi da fuoco  detenute in casa legalmente o illegalmente dai genitori, negli States è diventato quotidiano. Un ragazzo ogni tre ore, 8 al giorno, tremila l'anno, dicono le statistiche. Incidenti, sparatorie, suicidi. In Italia siamo molto lontani da queste cifre, ma aumenta il numero di ragazzi che ha accesso, in casa propria, ad armi da fuoco. Come il diciassettenne di Desenzano, entrato ieri in classe con il fucile da caccia. Se avesse intenzione di sparare sui compagni di classe, sui passanti dalla finestra (come sembra avesse detto a qualcuno), o su se stesso resta il fatto che quell’arma, entrata in classe nascosta nella custodia di una chitarra, era di certo troppo a portata di mano. Il fucile era in casa, così come le 30 cartucce che il minore portava con sé. Regolarmente denunciato dal papà cacciatore, in una Brescia capitale mondiale della produzione di armi.

Il preside del liceo Bagatta, a Desenzano, appena informato della presenza di quel ragazzo con la tuta mimetica pronto a chissà quale gesto, ha subito fatto suonare l’allarme antincendio per evacuare la scuola. “Il pensiero”, ha confessato, “è corso alle stragi di cui si sente parlare negli Stati Uniti”.

Intanto proprio negli Usa è in corso un dibattito acceso su come limitare le morti da armi da fuoco e garantire la sicurezza soprattutto nelle scuole. E, mentre la presidenza Obama è orientata a norme più restrittive per il porto d’armi, alcuni Stati sembrano andare in controtendenza. In particolare il South Dakota consentirà, a partire da luglio, che gli insegnanti e il personale scolastico entrino in classe armati – si chiameranno sentinelle scolastiche – per contrastare eventuali malintenzionati. “Una misura voluta dalle lobby delle armi”, ha denunciato la gran parte dei dirigenti scolastici “che renderà gli istituti più insicuri. Più armi ci sono in giro e più è facile che vengano usate”.

 
 
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