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giovedì 20 marzo 2025
 
MILANO
 

Armida Barelli e don Mario Ciceri nuovi beati, sbocciano fiori nel giardino di Dio

30/04/2022  «Nelle loro storie di santità quotidiana si manifesta la forza dello Spirito», ha detto il cardinale Marcello Semeraro in un Duomo gremito (1800 i fedeli presenti). Il saluto dell'arcivescovo, monsignor Mario Delpini. «Più si conoscono i due Beati e più si scoprono vivi e imitabili». In filigrana, dietro entrambe le figure, la fede operosa della Chiesa ambrosiana, il confronto con la cultura del Novecento, i drammi delle guerre

«Ai tanti profumi già fragranti in questa Chiesa ambrosiana, oggi si aggiunge quello dei due beati, la cui santità ora è ufficialmente riconosciuta perché da qui si diffonda nella Chiesa tutta e nel mondo intero».  A dire così, nell’omelia della solenne celebrazione per la beatificazione di Armida Barelli e di don Mario Ciceri, è il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e rappresentante di papa Francesco che, in un Duomo gremito di 1800 fedeli, presiede il rito.  Più di un centinaio i concelebranti tra cui il cardinale Framcesco Coccopalmerio, l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, 26 vescovi Tra loro, il segretario della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Stefano Russo, gli assistenti ecclesiastici generali dell’Università Cattolica, monsignor Claudio Giuliodori, e dell’Azione Cattolica Italiana, monsignor Gualtiero Sigismondi, tutti gli ausiliari di Milano, padre Massimo Fusarelli, ministro generale dei Frati Minori e la quasi totalità dei presuli lombardi. Non mancano i sindaci e i cittadini di Veduggio e Sulbiate, i paesi in cui don Mario Ciceri era nato e svolse il suo intero Ministero, e di Marzio, dove Armida morì il 15 agosto 1952. Partecipano anche la vicesindaco di Milano, Anna Scavuzzo, l’assessore Stefano Bolognini per la Regione, politici come Rosy Bindi e il senatore Paolo Barelli. Tanti anche i parenti dei 2 nuovi beati. 

Il Rito di Beatificazione

Dopo il saluto iniziale dell’arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che richiama la bellezza di un’assemblea tanto numerosa, riunita, «per camminare con questi santi», si svolgono i tanti e molto significativi gesti della celebrazione, come la lettura dei profili biografici dei due beati, proposti  rispettivamente dalle postulatrici delle Cause di beatificazione: per Armida Barelli, Silvia Correale e, per don Ciceri, Francesca Consolini; o come la lettura della Lettera apostolica, da parte del cardinale Semeraro, firmata da papa Francesco e consegnata ai destinatari sia per l’uno che per l’altra beata. A riceverla, per la “Sorella maggiore”, sono i 3 massimi responsabili delle grandi realtà che la videro protagonista e fondatrice, l’Università Cattolica, le Missionarie, e l’Azione Cattolica.

L’emozione è grande quando, tra gli applausi, si svelano gli stendardi con le immagini dei due beati, e durante il canto dello “Jubilate Deo”, vengono portati all’altare le reliquie, per entrambi, frammenti ossei. Quella di don Ciceri è tra le mani di Raffaella Di Grigoli, sulla quale è stato riconosciuto il miracolo.   A tutti i presenti, tra cui il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Franco Anelli e il prorettore vicario, Antonella Sciarrone Alibrandi, il presidente nazionale dell’Azione Cattolica Giuseppe Notarstefano, la superiora dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo, fondato da Barelli, Fiorella Pecchioli, si rivolge il cardinale Semeraro nella sua riflessione.

L’omelia del cardinale Semeraro

«Di entrambi i nuovi beati possiamo dire che sono “cresciuti”. Don Mario Ciceri s’impegnò quotidianamente a smussare alcune spigolosità caratteriali giungendo a mostrare in sé un efficace connubio tra vita spirituale e vita pastorale al punto che tutti riconobbero in lui un sacerdote che realizzava con zelo e in fedeltà la sua vocazione. È stato paragonato al santo Curato d’Ars. Anche Armida Barelli camminò nell’amore con una costante limatura del suo temperamento. Quanto al beato Ciceri, durante il processo un consultore teologo dichiarò di vedere in lui “un esempio luminoso per tutti i sacerdoti, specialmente per quelli che come lui rimangono ‘alla base’, nel servizio più umile e nascosto dei fratelli”. Parlando di Armida Barelli, Giovanni Battista Montini, sin dagli inizi del suo ministero come Pastore di questa Arcidiocesi disse che a lei doveva andare “il plauso non soltanto di Milano, ma dell’Italia, per aver lasciato un’eredità che veramente arricchisce le file della vita cattolica e segnato la via per l’educazione moderna della gioventù femminile”. In queste storie di santità umili e nascoste come quella del beato Mario Ciceri, oppure pubbliche e note come quella della beata Armida Barelli si manifesta sempre la forza dello Spirito, che il Risorto possiede senza misura. La santità è questo: seguire la scia del profumo di Cristo».

Insomma,  tutto parla, in Duomo, di una santità del quotidiano, vissuta in modo diverso nelle vite di Barelli e Ciceri, ma ricca di un timbro tutto ambrosiano e di una straordinaria attualità. Infatti, tra le intenzioni lette durante la Preghiera universale si prega per i ragazzi, i giovani e per l’opera formativa dei nostri oratori, per tutte le donne, anche in inglese, per i docenti e gli studenti universitari e per il mondo della cultura.

Il ringraziamento di monsignor Delpini

E, allora, è un altro don Mario, l’arcivescovo nel suo ringraziamento finale, a dire.   

«Abbiamo celebrato il riconoscimento della Chiesa nei confronti di due persone così diverse. In realtà abbiamo aperto una strada e rivolto un invito alle ragazze di buona famiglia - il riferimento è chiaramente ad Armida - e anche di famiglia modesta: ecco cosa potreste fare: diventare sante, in tempo di guerra e in tempo di pace. Diventare sante.

E abbiamo aperto una strada e rivolto un invito ai ragazzi di famiglia modesta che vivono in paesi della Brianza e anche in altri paesi, che non brillano per intelligenza e applicazione, ma anche per quelli che brillano per intelligenza e  impegno. Ecco che cosa potreste fare: diventare santi.

Io non so se diventerò santo, ma un tentativo lo farò. Perciò ho deciso che celebrerò il mio onomastico non più il 19 gennaio, ricordando san Mario, martire del terzo secolo, celebrerò invece il mio onomastico il 14 giugno, memoria del beato Mario Ciceri, un santo prete ambrosiano».

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