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lunedì 05 giugno 2023
 
 

Lance, e il doping abbatte il texano

24/08/2012  Il corridore americano Lance Armstrong, vincitore di sette Tour de France, ha deciso di arrendersi e non difendersi più dalle accuse di doping. Sarà radiato a vita e perderà i titoli.

La vicenda di Lance Armstrong ciclista statunitense che ha rinunciato a difendersi dall’accusa di doping, nel caso dell’ennesima inchiesta su di lui, questa volta duramente condotta dall’agenzia americana antidoping, con ciò vanificando i suoi sette successi consecutivi nel Tour de France, è soprattutto strana, e cerchiamo di spiegare il perché del nostro dire:

1) Armstrong ha vinto nel 1993 il campionato del mondo su strada in prova singola, poi è stato colpito da un serio tumore ai testicoli,con metastasi sino al cervello. Operato, è tornato alle corse, nonostante le tragiche previsioni negative della scienza medica, dopo quasi tre anni di cure intense, ed ha vinto il Tour de France dal 1999 al 2005.

2) Armstrong ha assunto con continuità prodotti destinati a ripristinargli l’equilibrio ormonale. Si è parlato di prodotti vietati dall’antidpoping, ma poi sono state riconosciute, insieme con il suo stato di necessità, la supremazia e la priorità dell’azione terapeutica sulla eventuale azione dopante.

3) Armstrong in sette Tour de France ed in innumeri altre prove è stato sottoposto, per centinaia diconsi centinaia di volte, al controllo antidoping, senza mai essere stato accusato di positività.

4) Armstrong è stato accusato di frequentazione del dottor Michele Ferrari, italiano, che molti sospettano essere il fornitore e persuasore in materia di doping. Lui mai ha smentito il rapporto, ma ha parlato di Ferrari come di uno scienziato serio ed affidabile e basta.

5) Armstrong è stato accusato di doping da molti corridori, in linea di massima compagni di squadra, coinvolti nelle sue pratiche illecite, e proprio ennesime accuse di questo tipo potrebbero essere alla base della sua clamorosa decisione.

6) Armstrong ha avuto una vita privata complicata (moglie, due figli forse ottenuti con inseminazione artificiale, lunga relazione con Sheril Crow celeberrima cantante) ed una vita pubblica extraciclistica esemplare, da paladino della lotta anticancro, sino a sensibilizzare l’opinione pubblica Usa ed a promuovere raccolte ingentissime di denaro per la ricerca.


Alla luce di tutto questo, e sottolineata l’importanza del punto3, si possono fare alcune ipotesi fondate, ancorché fra esse contrastanti e comunque inquietanti:

a) Armstrong bluffa, ha sempre bluffato anzi truffato, e stavolta recita al massimo: ma in tale caso i controlli antidoping vengono ridicolizzati, vengono tutti messi in dubbio, tutti diciamo e non solo quelli su di lui, e insomma è l’esplosione di tutto un mondo.

b) Armstrong era alle strette ed ha scelto una vita d’uscita spettacolare e imbarazzante per gli altri più che per se stesso, perché i dubbi restano anche se la federazione internazionale adesso lo radia.

c) Armstrong rischia di perdere sette Tour de France vinti, ma il ciclismo rischia di vedere distrutto il suo tempio: ricordiamo anche i Tour de France di Landy e Contador, i loro successi revocati per doping, insomma ricordiamo nelle ultime undici edizioni della celebre corsa le nove revoche dalla maglia gialla al vincitore.

d) Se esiste un prodotto che fa vincere sette Tour de France consecutivi ad un reduce da grave tumore e non è pericoloso (anzi…) per la salute dello stesso, siamo davanti ad una clamorosa scoperta scientifica.

Il punto a) è quello più inquietante, il punto d) quello più interessante, almeno secondo noi. Comunque Armstrong, professandosi innocente ma rinunciando a difendersi, per stanchezza dice lui e per darsi tutto alla lotta antitumori, fa saltare in aria tutto l’antidoping, non solo quello che lo riguarda, non solo quello del ciclismo.

                                                                                                Gian Paolo Ormezzano

Al di là delle carte che bisognerebbe sempre avere in mano per commentare sentenze, la notizia della radiazione di Lance Armstrong dal ciclismo ci regala almeno una certezza: lo sport sta affogando nella menzogna e non fa niente per ridarsi un minimo di credibilità. E’ l’ennesima tegola, dopo Schwazer, dopo le scommesse, dopo gli ex dopati ammessi all’Olimpiade di Londra, perché anche questo è accaduto: si sono ammorbidite, su ricorso degli americani, le regole che impedivano a chi avesse scontato una squalifica per doping di due anni di rientrare ai Giochi olimpici.

Lo spettacolo continua, anche se ogni giorno ci appare più taroccato, meno credibile, finto. Il guaio è che lo sport è uno spettacolo particolare: è bello solo se non si sa come va a finire e se dopo che è finito il suo risultato non viene raschiato via dagli annali. E invece succede sempre più spesso il contrario: il gioco, deviato a tavolino da combine e magheggi di farmacia, produce risultati meno incerti del normale, determinati da criteri diversi dalle capacità di chi si cimenta. E dopo un po’ arriva qualcuno a dirci che era tutto finto e tocca strappare dall’album la figurina con tutto l'armamentario di coppe e medaglie.

Eppure il mondo chiuso dello sport insiste a non squarciare il tendone del suo carrozzone omertoso. Alla fine gli isolati sono i pochi che non stanno zitti e, nella migliore delle ipotesi, vengono bollati come rompiscatole un po’ invidiosi. E quel che accade all’esterno è un alibi perfetto per non pulire: il ciclismo si difende dicendo che gli appassionati, armati di fiasco e pane e salame, continuano ad accalcarsi a centinaia di migliaia sul Mortirolo e sul Tourmalet e che in fondo lo si fa per loro. Il calcio conta sul sostegno dei tifosi per calpestare le sentenze (quando danno torto ai nostri) e per applaudirle (quando danno torto agli altri): unico criterio la convenienza. L’atletica a dispetto dei tanti sospettati trova sponsor faraonici per la Diamond League.

Forse tocca a noi, sportivi da poltrona, appassionati un po’ dabbene, affamare questo spettacolo farlocco, forse tocca a noi smettere di andare a sostenere chi ci vende patacche, abusando della nostra passione. Se proprio fa di tutto per suicidarsi, forse tocca a noi aiutarlo e staccare la spina a un gioco che così com’è non ha più niente da dirci. E dirgli una volta per tutte in faccia che il 12° uomo in campo si è scocciato e se ne va.

Del resto come credere ancora a uno sistema  che radia uno (troppo tardi dichiarando in qualche modo il proprio fallimento di potere di controllo) togliendogli sette Tour de France, dovendo far finta di non sapere che verosimilmente passeranno ad altri, molti dei quali già finiti a vario titolo nelle maglie del doping e poi riabilitati?

                                                                                                                  Elisa Chiari

 
 
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