Il Parlamento francese ha raggiunto il traguardo. Il 23 aprile scorso,
con 331 voti a favore e 225 contrari, i deputati d’oltralpe hanno
approvato definitivamente la legge che autorizza il matrimonio e le
adozioni per le coppie dello stesso sesso. Le mariage pour tous
(il “matrimonio per tutti”), questo il suo titolo, è un provvedimento
che secondo i suoi promotori "esprime un grande senso di civiltà e
accoglienza". Sono queste le premesse e i valori su cui ha lavorato
Christiane Taubira, ministro della Giustizia, dando piena attuazione,
tra l’altro, alla proposta n. 31 del programma elettorale con cui il
presidente Francois Hollande ha vinto le elezioni presidenziali circa
un anno fa.
Tuttavia, anche se la Francia risulta il 14° Paese al mondo ad aver
adottato una normativa che equipara le coppie eterosessuali a quelle
omosessuali, i francesi non la pensano tutti allo stesso modo. E per
fortuna!
Dopo l’approvazione della legge, per esempio, il capogruppo dell’opposizione Ump, Christian Jacob,
si è rivolto immediatamente al Consiglio costituzionale presentando un
ricorso. Se, come ci si attende, l’eccezione di costituzionalità verrà
rigettata e respinta, il presidente Francois Hollande potrà promulgare
la legge e consentire la celebrazione delle prime nozze gay già a
partire da metà giugno. La dura reazione di Jacobs, purtroppo, è solo
una tra le tante che hanno accompagnato l’iter di approvazione di questa
legge. Un percorso complesso e travagliato durato 7 mesi, i cui
strascichi continuano ad alimentare dissensi ancora oggi.
Ma mai come in quest’ultimo periodo i toni hanno assunto il sapore degli scontri di civiltà. Il Paese, infatti, si è spaccato in due fronti.
Da un lato, si sono schierati i sostenitori del mariage pour tous,
dall’altro coloro che hanno alzato la bandiera dei valori tradizionali
della famiglia. Persino i vescovi francesi sono scesi in campo
pubblicando un documento sostenuto da un duplice fine: fare il punto
sulla differenza tra matrimoni eterosessuali e unioni omosessuali e
aprire il dialogo tra le diverse posizioni.
Le due “linee di pensiero” si sono poi tuffate nelle manifestazioni
pubbliche. Hanno riempito le piazze delle principali città francesi per
esprimere il loro punto di vista. E non hanno mai mollato. Ma
l’approvazione definitiva della legge ha suscitato proteste sempre più
accese e violente, che sono sfociate anche in tragici incidenti come
quello del 21 maggio quando lo scrittore Dominique Venner si è suicidato all'interno di Notre Dame lasciando come motivazione la sua opposizione e protesta per le nozze omosessuali.
Nei prossimi giorni, fino al pronunciamento effettivo della Corte
Costituzionale, è molto probabile che la tensione torni a salire.
Infatti nonostante il matrimonio gay sia ormai legge il 26 maggio a
Parigi è prevista un'imponente manifestazione organizzata dal movimento
Manif pour tous. Gli organizzatori si attendono milioni di persone.
Ma le "mariage pour tous" non ha raccolto dissensi e
opposizioni solo in patria. Anche all’estero ci si è mobilitati per
esprimere la delusione rispetto alla legge approvata dal Parlamento
francese. In tale direzione, decisa è stata la reazione di Putin
che ha chiesto ai suoi deputati di escludere la Francia dalla lista dei
Paesi che si rendono disponibili ad adottare i bambini russi
abbandonati. Il motivo è semplice: il provvedimento legislativo varato a
Parigi che permette matrimoni e adozioni alle coppie omosessuali. Per
un Paese tendenzialmente omofonico che difende a spada tratta i valori
della famiglia tradizionale non è semplice accettare un cambiamento di
rotta così marcato. Al Governo francese, sempre meno apprezzato dai suoi
cittadini, resta il compito trarre le conseguenze.