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venerdì 18 aprile 2025
 
Musica
 

Ascesa e caduta della maga Alcina

12/06/2019  Trionfa al Festival di Pentecoste di Salisburgo il capolavoro di Händel diretto da Gianluca Capuano, con la regia di Damiano Michieletto e la presenza di Cecilia Bartoli nel ruolo principale. Lo spettacolo sarà riproposto in agosto, nel Festival estivo ricco di eventi e di grandi artisti.

Alcina è una maga onnipotente. Le basta un gesto imperioso del braccio per ottenere ciò che vuole. Entra in scena e con un gesto fa riaccendere le luci in sala, già abbassate per l’inizio dello spettacolo. Nulla teme Alcina, che seduce i cavalieri sulla sua isola incantata e poi li trasforma in animali, rocce e piante. Tre ore dopo questo inizio folgorante, invece Alcina ha perso tutto. La maga si trova senza poteri e senza l’amante Ruggiero, invecchiata e abbruttita, sconfitta. “Oh noi perdute!”, cantano insieme Alcina e la fata sorella Morgana. Sono le loro ultime parole, prima del coro che celebra il lieto fine: “Dopo tante amare pene/già proviamo conforto all’alma;/ogni mal si cangia in bene, ed alfine trionfa amor”.

In quelle tre ore ci sono l’incanto e la bellezza di uno spettacolo indimenticabile, degna apertura del Festival di Pentecoste di Salisburgo. “Alcina”, dramma per musica in  tre atti di Georg Friedrich Händel, rappresentato per la prima volta nel 1735 al Covent Garden di Londra, è stato salutato con dieci minuti di applausi dal pubblico che ha assistito alla “prima” del 7 giugno alla Haus für Mozart.

È un successo molto italiano. Perché la protagonista è la romana Cecilia Bartoli, sul podio c’è il milanese Gianluca Capuano, la regia è del veneziano Damiano Michieletto e le scene sono firmate dal castellano (di Castelfranco Veneto) Paolo Fantin.

Michieletto, alla prima prova di regia con un’opera barocca, immagina una scena separata da uno schermo, che diventa specchio, finestra aperta sul mondo oltre la realtà e al tempo stesso schermo dove si proiettano immagini ad effetto. Tutto è inganno e illusione. Anche i poteri di Alcina. Nulla è per sempre, tutto è transitorio. “C’è un conflitto fra la realtà e l’illusione della realtà, un conflitto che regge la storia fino a quando l’illusione svanisce e arriva la verità. In fondo quella di Alcina è la storia di una donna che lotta contro la morte”, dice Michieletto.

L’idea funziona, piace e intriga. Cecilia Bartoli, straordinaria cantante e grandissima interprete,  aderisce perfettamente al personaggio di Alcina con una intensità di espressione che raggiunge i vertici nelle arie “Ah mio cor, schernito sei” e “Mi restano le lagrime”. Momenti in cui l’ammirazione per l’artista di fonde con la commozione, scatenando applausi che, come si usa dire, fanno venire giù il teatro.

Nel cast spiccano il controtenore Philippe Jaroussky (anche lui raccoglie un lunghissimo e intenso applauso a scena aperta dopo l’aria di Ruggiero “Verdi prati, selve amene”), Sandrine Piau (briosa Morgana, irresistibile nella celebre aria “Tornami a vagheggiar”),  Kristina Hammarström nel ruolo di Bradamante. Non indimenticabili, invece, l’Oronte di Christoph Strehl e il Melisso di Alastair Miles. Oberto è il bambino coreano Sheen Park, voce angelica dei Wiener Sängerknaben).

Nessuna riserva per la brillante direzione di Capuano, alla guida dei Musiciens du Prince di Monaco e del Bachchor di Salisburgo.

Lo spettacolo è stato la chicca del Festival di Pentecoste 2019, intitolato “Voci celesti”, presieduto da Helga Rabl-Stadler, l’ottavo con la direzione artistica di Cecilia Bartoli, la quale ha rinnovato l’incarico fino al 2026. Il Festival è stato un successo, con 11.400 visitatori da 49 nazioni, sale sempre piene al 99 per cento, la presenza di 89 giornalisti da 17 paesi.

Dopo le due recite in occasione del Festival di Pentecoste, “Alcina” verrà replicata con altre cinque recite dall’8 al 18 agosto e vale il viaggio a Salisburgo. Magari per essere abbinato a uno dei tanti spettacoli programmati al Salzburger Festspiele dal 20 luglio al 31 agosto. Il programma impressiona per quantità e qualità: 9 opere liriche  (apertura con “Idomeneo”, diretto da Teodor Currentzis e la con la regia di Peter Sellars); 6 spettacoli teatrali; i concerti sacri della rassegna Ouverture spirituale (intitolata Lacrimae) diretti fra gli altri da Jordi Savall e Philippe Herreweghe; i concerti dei Wiener Philarmoniker diretti da Riccardo Muti (La Messa da Requiem di Verdi, omaggio a Herbert Von Karajan nel trentennale della morte), Blomstedt, Haitink, Barenboim e Welser-Möst; i recital di grandi solisti come Volodos, Kissin, Uchida, Pollini; la presenza dei Berliner Philarmoniker diretti da Kirill Petrenko. Il meglio della musica mondiale sarà qui.

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