Asia Bibi.
E’ stata chiamata «legge nera». Ha
causato esecuzioni extragiudiziali e condanne di innocenti. E’ un’arma letale
nelle mani dei radicali islamici e viene continuamente usata per fini del tutto
diversi da quelli per cui era nata. La famigerata «legge di blasfemia» (tre articoli
del Codice penale che puniscono il vilipendio all'islam, al Corano, al profeta
Maometto) tiene banco in Pakistan e continua e mietere vittime.
Tra le più note c'è Asia Bibi,
donna e madre cristiana oggi 45enne, che ha trascorso sei anni in carcere, condannata
a morte per presunti insulti al profeta Maometto. La donna, un'innocente
vittima di accuse orchestrate ai suoi danni, ha l'ultima speranza nel processo
che la vede imputata davanti alla Corte Suprema, terzo e ultimo grado di
giudizio.
Reclusa nel carcere femminile di
Multan, Punjab, Asia trascorre le sue giornate aggrappandosi alla preghiera e
alla lettura della Bibbia. Ciclicamente filtrano notizie preoccupanti sulle sue
condizioni di salute e sui rischi per la sua sicurezza, come avvenuto ieri, 14
ottobre, in un lancio dell'agenzia di stampa France Press. Ma, al di là delle
speculazioni, le persone a lei più vicine, come il tutore della sua
famiglia Jospeh Nadeem e l’avvocato Saiful Malook, che la rappresenta in
tribunale, non alimentano gli allarmismi e minimizzano: «Asia è comunque più
sicura all’interno di un carcere piuttosto che al di fuori, dove sarebbe
esposta alle vendette degli islamici radicali che vorrebbero giustiziare quanti
sono ritenuti blasfemi anche solo in base a una falsa accusa», spiega a Famiglia
Cristiana il legale.
Asia non è la sola, se si pensa che
i casi di supposta blasfemia sono in netto aumento. Come riferito dall’agenzia Fides,
nel 2014 sono state registrate ufficialmente in Pakistan 1.400 denunce di
blasfemia. Secondo i dati diffusi dagli avvocati di Karachi, circa 800 di
queste sono a carico di cittadini musulmani. Per questo, notano i legali, per i
quali è divenuto rischioso assumere la difesa di quegli imputati, «gli stessi
musulmani dovrebbero scendere in campo contro l’abuso di questa legge», in
tanti altri casi usata come una «spada di Damocle» per colpire le minoranze
religiose come i cristiani, particolarmente vulnerabili.
Il punto è che nel 90% dei casi –
sostiene un altro legale musulmano – si tratta di persone accusate falsamente,
in base ai motivi più disparati, magari per controversie private.
Una delle vittime più recenti è il
giovane cristiano Naveed John, 24 anni, arrestato nei giorni scorsi a Sargodha,
in Punjab. Il giovane, che pregava in casa sua per persone afflitte da mali
fisici e spirituali, è stato tratto in inganno da un musulmano che lo ha
accusato di oltraggiare il Corano.
In un altro caso, nell’area di
Wazirabad, sempre in Punjab, il cristiano Aftab Gill, 40 anni, andava ad
attingere acqua pulita alla fontana appartenente a una moschea vicina, come
molta altra gente. comunità. Un musulmano lo ha cacciato contestandogli di
“contaminare l’acqua”, perché non musulmano. Ne è nato un alterco e circa 200
uomini si sono radunati per aggredire Gill e la sua famiglia, accusandoli di
blasfemia. La polizia è dovuta intervenire per salvarli da un sicuro
linciaggio.
Nel 2014, ha ricordato la
Commissione per i diritti umani del Pakistan, Ong diffusa a livello capillare,
i tribunali pakistani hanno condannato tre persone a morte, sei persone
all'ergastolo, e tre persone a due anni di carcere per blasfemia.
E mentre le condanne fioccano, le
buone notizie sono rare: è andata bene, per ora, a Pervaiz Masih, cristiano
arrestato nel distretto di Kasur il 2 settembre scorso per presunta blasfemia,
a cui stata concessa la libertà su cauzione, evento rarissimo in un processo di
primo grado.
Per Imran Masih, invece, il
calvario continua: è dietro le sbarre dal primo luglio 2009 e nel 2010 è stato
condannato all'ergastolo per blasfemia. Accuse pretestuose e totalmente
inventate. A difenderlo ci sarà ora Khalil Tahir Sindhu, avvocato cattolico e
ministro per le minoranze nel governo della provincia del Punjab. Sindhu
cercherà di dimostrare ai giudici che Imran Masih è innocente. Per questo anche
lui è sotto tiro e rischia la vita.