Asia Bibi torna a sperare. Per la donna pakistana di fede cristiana, madre di cinque figli, rinchiusa nel braccio della morte dal 2010 perché accusata ingiustamente di blasfemia, la condanna alla pena capitale è stata sospesa. La Corte suprema di Lahore ha accettato la richiesta dei legali della donna di disporre la revisione del processo.
La condanna a morte di Asia Bibi, che ha sempre respinto le accuse mosse a suo carico, era stata stabilita in primo grado a novembre del 2010, confermata poi in appello ad ottobre del 2014. Al termine del procedimento del riesame, la Corte avrà due possibilità: cancellare l'intero processo o riconfermare la pena capitale. Ora, bisogna vedere se la donna sarà liberata dal carcere - dove ha già trascorso 2.220 giorni - in attesa della sentenza definitiva.
In Pakistan, su una popolazione di 180 milioni di abitanti, il 97% è di religione musulmana, i critiani rappresentano un'esigua minoranza, appena l'1,6%. In questi anni la vicenda della donna pakistana ha sollevato le proteste di numerose organizzazioni per i diritti umani in tutto il mondo e di molti pakistani che hanno chiesto la revisione della controversa legislazione nazionale sulla blasfemia.
«Siamo fiduciosi e aspettiamo che in un futuro prossimo possa essere liberata. Questo giudizio è un passo positivo non sono per lei, ma anche per le molte altre persone accusate di blasfemia», ha dichiarato all'agenzia Asianews Paul Bhatti, ex ministro federale per l'Armonia nazionale e leader di All Pakistan minorities alliance (Apma). «I supremi giudici decidono secondo diritto e non si fanno influenzare da elementi esterni, garantendo giustizia per tutti».