«Un mondo chiuso imprigiona i credenti in antiche logiche conflittuali, in nuovi fanatismi e nazionalismi, nell’incontro invece c’è una liberazione da tutto questo». Il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, apre i lavori del convegno di Assisi ricordando l’intuizione di Giovanni Paolo II: «Non fu follia, ma profezia». In questi trent’anni lo "spirito di Assisi" ha camminato e ha “affratellato”. Riccardi lo ha definito “l’intelligenza della coabitazione”, ma dopo tanti anni non si può dire che l’impresa sia compiuta e all’apertura del convegno, che verrà chiuso martedì da una grande preghiera corale alla presenza anche di papa Francesco, lo hanno spiegato bene tutti coloro che sono intervenuti.
Eppure ad esso non c’è alternativa. Lo ha ripetuto il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I: «Nessuno è così ingenuo da pretendere che il dialogo avvenga senza rischio e senza costi. Non c’è mai certezza sui risultati finali. Eppure se abbiamo veramente sete di pace non c’è altra via che capovolgere la norma del mondo, il ciclo di violenza e ingiustizia». E lo ha sottolineato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha assistito all’apertura dei lavori: «Il dialogo può molto più di quanto si pensi». Mattarella ha consegnato al Patriarca di Costantinopoli l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana.
Sul legame tra il dialogo e la libertà religiosa ha parlato Mohamad Sammak, consigliere politico del Gran Muftì del Libano. Sammak ha definito Bergoglio «leader spirituale di tutta l’umanità» perché ha spiegato con chiarezza che «non esistono religioni criminali, ma criminali in tutte le religioni». Sammak ha denunciato anche il «dirottamento» dell’Islam da parte dei fondamentalisti dell’Isis e ha assicurato che su questo l’Islam sta riflettendo a fondo. Stessa posizione del rabbino di Israele Avraham Steinberg, che ha denunciato le «vergognose atrocità compiute da una minoranza di fondamentalisti islamici».
All’apertura dei lavori è intervenuto anche il vescovo di Rouen, monsignor Dominique Lebrun, per ricordare la figura di padre Jacques Hamel, ucciso da due fondamentalisti islamici: «Il Papa ha detto che è beato e molti mi incitano a chiedere la dispensa dei cinque anni prevista dalla Chiesa. Ma io chiedo la grazia che il riconoscimento del martirio non sia una bandiera innalzata per una nuova crociata, per combattere e condannare».
Ritenere che esista un’alternativa al dialogo «è un pensiero orribile», ha aggiunto infine il filosofo Zygmunt Bauman, chiamato dalla Comunità di Sant’Egidio a spiegare le nuove sfide del mondo globale e le sue paure.