Giancarlo Giannini, solo omonimo dell’attore ed esperto tipografo, ha appena compiuto 60 anni ed è il decano del gruppo; il primato del più giovane invece spetta a Simon Sibold, 20 anni, guardia svizzera. La farmacista Michela Ciprietti è campionessa femminile nella categoria Amatori, riconoscimento che nella categoria maschile va ad Andrea Palmieri, monsignore sottosegretario del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani. Sono solo alcuni dei 67 componenti (ma il numero lievita in continuazione) della Athletica Vaticana («mi raccomando con la h, in latino, ci teniamo molto», precisa simpaticamente monsignor Melchor Sánchez de Toca y Alameda, responsabile della sezione sport del Pontificio consiglio della cultura).
Nata nel settembre del 2017, la rappresentativa podistica vaticana è formata da dipendenti della Santa Sede e da cittadini vaticani, ha già partecipato a diverse manifestazioni, anche competitive, raccogliendo ovunque simpatia e discreti risultati sportivi.
«Qui in Vaticano c’è una certa tradizione con il calcio, con tanto di campionato interno, ma in parecchi sono appassionati di altri sport», racconta Giampaolo Mattei, giornalista dell’Osservatore Romano e tra i fondatori dell’Athletica. «E sono molti quelli che si sono sempre ritrovati a correre assieme, compresi alcuni monsignori, dipendenti dei musei, della tipografia, della falegnameria, della biblioteca e dell’archivio, della sartoria, delle fattorie di Castel Gandolfo, della Fabbrica di San Pietro e anche un vigile del fuoco».
LA STAFFETTA FRA SPORT E FEDE
Da qui all’idea di dar vita a una vera e propria squadra il passo (…di corsa) è stato breve. «Lo sport è sempre stato importante per la Chiesa», interviene de Toca, che di recente è stato inviato dal Papa all’inaugurazione del Giochi olimpici invernali in Corea del Sud. «Papa Francesco nell’ottobre 2016 ha lanciato un messaggio forte per una maggiore collaborazione sport-fede. Ed è quello che stiamo cercando di fare con la nostra rappresentativa, subito incoraggiata anche dal cardinale Gianfranco Ravasi. Quello dello sport è un linguaggio universale, ma noi ovviamente non scordiamo di essere “lavoratori del Papa”. Con la nostra presenza, possiamo dare una testimonianza e far capire quanto è importante lo sport per la vita in generale e per quella cristiana in particolare. Cerchiamo di essere sale della terra anche nel mondo dello sport. Non a caso ci hanno già chiesto di celebrare la Messa del maratoneta prima della partenza della corsa di Firenze, come pure a Roma», sottolinea il prelato 52enne, spagnolo di Toledo ed eccellente atleta con un discreto passato agonistico in più specialità, prima di aggiungere il tassello di una formazione a tutto tondo. «Fare squadra significa anche scambiarsi esperienze, aiutarsi, organizzare seminari per inquadrare tutta l’attività fisico-sportiva».
Sulle strade dove corrono li hanno già chiamati “i maratoneti del Papa” e anche questo è uno sprone a far sempre meglio. Aggiunge Giampaolo Mattei: «Una squadra tedesca luterana, la Lutherstadt Wittenberg, ci ha contattato per venire ad allenarsi con noi. A Roma abbiamo corso la Via Pacis, maratona interreligiosa con gli atleti del Maccabi Tel Aviv e con dei podisti musulmani. Stiamo curando anche l’organizzazione di alcune iniziative solidali e abbiamo rapporti molto stretti con il mondo paralimpico».
UNA SQUADRA SOLIDALE
Nei giorni scorsi, inoltre, il cardinale Ravasi ha consegnato le magliette della squadra vaticana a Jallow Buba e Musa Barry. Il primo, 20 anni, è scampato all’inferno del Gambia ed è sbarcato in Italia dopo essere sfuggito per tre volte a bande di criminali. Il secondo, 19 anni, gambiano pure lui, ha ugualmente attraversato mezza Africa tra soprusi vari. Ora entrambi sono ospiti della cooperativa Auxilium e l’Athletica li ha accolti e adottati, pronti a farli correre con i colori della bandiera bianca e gialla del Vaticano. E magari vincere. A proposito, se l’importante è partecipare, nondimeno qualche vittoria non farebbe male. «Anche per questo ci stiamo attrezzando, grazie anche all’aiuto del gruppo sportivo Fiamme Gialle e di alcuni campioni, come il triplista Fabrizio Donato, che spesso ci seguono negli allenamenti», riprende Mattei. «Oramai siamo amici e questo è anche il bello della squadra: un grande gruppo che vive lo sport in allegria, quando corriamo, siamo tutti uguali».