Papa Francesco un anno dopo. In piazza San Pietro, esattamente un anno dopo la messa di inizio pontificato, il Papa riprende le udienze dopo l'interruzione della scorsa settimana per gli esercizi spirituali. Al centro della catechesi la figura di Giuseppe educatore che accompagna Gesù nella sua crescita in saggezza età e grazia. Ma Francesco non dimentica i papà presenti in piazza e a quanti lo seguono attraverso i mezzi di comunicazione. «In modo speciale», dice il Papa, «vorrei salutare oggi, giorno del papà, tutti i
genitori, tutti i papà: vi saluto di cuore! Vediamo: ci sono alcuni papà
in piazza? Alzate la mano, i papà! Ma, quanti papà! Auguri, auguri nel
vostro giorno!. Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto vicini
ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini. Vicini, eh? Loro hanno
bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del
vostro amore. Siate per loro come San Giuseppe: custodi della loro
crescita in età, sapienza e grazia. Custodi del loro cammino. Educatori!
E camminate con loro. E da questa vicinanza, siate veri educatori.
Grazie per tutto quello che fate per i vostri figli».
Il Papa non dimentica anche quanti hanno perso i loro genitori: «Alcuni di
noi hanno perso il papà, se n’è andato, il Signore lo ha chiamato: tanti
che sono in piazza non hanno il papà adesso. Possiamo pregare per tutti
i papà del mondo, per i papà vivi e anche per quelli defunti e per i
nostri, e possiamo farlo insieme, ognuno ricordando il suo papà, se è
vivo e se è morto. E preghiamo il grande Papà di tutti noi».
E, alla piazza, papa Francesco fa recitare il Padre nostro.
Durante la catechesi il Papa si era soffermato sulla missione dell'essere custode, come Giuseppe, una custodia che ha una «prospettiva educativa. Guardiamo a Giuseppe come il modello
dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di
crescita in sapienza, età e grazia. Partiamo
dall’età, che è la dimensione più naturale, la crescita fisica e
psicologica. Giuseppe, insieme con Maria, si è preso cura di Gesù
anzitutto da questo punto di vista, cioè lo ha “allevato”,
preoccupandosi che non gli mancasse il necessario per un sano sviluppo».
E poi la seconda dimensione: «l’educazione di Gesù, quella della sapienza. Dice la Scrittura che il principio della sapienza è il
timore del Signore».
E infine, la
dimensione della «grazia. Qui certamente la parte riservata a
san Giuseppe è più limitata rispetto agli ambiti dell’età e della
sapienza. Ma sarebbe un grave errore pensare che un padre e una madre
non possono fare nulla per educare i figli a crescere nella grazia di
Dio.
Cari
fratelli e sorelle, la missione di san Giuseppe è certamente unica e
irripetibile, perché assolutamente unico è Gesù. E tuttavia, nel suo
custodire Gesù, educandolo a crescere in età, sapienza e grazia, egli è
modello per ogni educatore, in particolare per ogni padre».
«San Giuseppe», conclude il Papa, «è il modello di ogni educatore e di ogni fedele, perché ha saputo attraversare il buio del dubbio, l'esperienza dell'esilio e della fuga da casa senza perdere mai la fiducia in Dio e nel suo amore. Imparate da lui che solo la fiducia in Dio può trasformare il dubbio in fiducia, il male in bene, il buio totale della notte in alba radiosa».