Cinque giorni intensi, per portare avanti un pellegrinaggio quanto mai sentito e basato su valori di speranza, dignità e solidarietà. Dall’1 al 5 maggio si è svolto a Roma il Giubileo dei Lavoratori, che ha visto la partecipazione di oltre 500 soci dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti provenienti da tutta Italia. L’evento è culminato con il passaggio attraverso la Porta Santa e con la messa nella Basilica di San Pietro officiata da Monsignor Francesco Savino. Tra i vertici di Ucid che hanno maggiormente curato l’iniziativa c’è il Segretario Generale Stefania Brancaccio. E ora Brancaccio fa il punto sottolineando gli aspetti centrali di questo Giubileo. «L’emozione», spiega «è stata grandissima. Abbiamo vissuto questo percorso in concomitanza con la perdita di un grande Papa. È stato anche un momento di grande dedizione e di profonda riflessione. Abbiamo provato ad avere fede nella speranza, come ci ha sempre chiesto di fare Papa Francesco».
Cosa ha rappresentato nello specifico il Giubileo degli Imprenditori in un momento così particolare per la Chiesa?
«Papa Francesco, come dicevo, ha sempre pensato a un Giubileo di speranza per tutti i pellegrini e non ci siamo ispirati a questo tema. Ci siamo chiesti cosa avremmo dovuto fare per attraversare la Porta Santa nel modo migliore. Abbiamo scelto di farlo al fianco dei nostri collaboratori, come unico grande popolo di Dio. Speranza non significa illudersi o rassegnarsi. Varcando quella soglia abbiamo cercato di essere protagonisti di un cammino, che attraverso azioni quotidiane ci porti verso un tempo migliore. Crediamo davvero in un futuro diverso, dove sarà possibile costruire un’economia in grado di non escludere nessuno e che ci permetta di farci carico delle fragilità».
Quale parte dell’omelia di Don Francesco Savino ha lasciato maggiormente il segno?
«Monsignor Savino ha provato a scuoterci. Ci ha detto: “Siate portatori di speranza e inclusione, affinché la speranza non rimanga un’attesa passiva di un cambiamento. Siate voi il vento del cambiamento”. E io credo che uniti possiamo davvero costruire un avvenire migliore».
Prima parlava dell’importanza del rapporto tra imprenditori e collaboratori.
«Varcando la Porta al fianco dei nostri collaboratori, abbiamo cercato di rafforzare un messaggio di inclusione e democrazia. Queste per me non sono solo parole, ma valori da mettere in campo in ogni ambiente lavorativo. Ogni persona, indipendentemente dal ruolo e dall’estrazione sociale, deve sentirsi valorizzata nella propria azienda. Dobbiamo essere in grado di avere comuni obiettivi, favorendo i risultati ma soprattutto un clima di fiducia e cooperazione. È fondamentale saper gestire le aziende ascoltando i collaboratori. Noi dobbiamo stringere la mano a chi ci aiuta a portare avanti le nostre industrie. Mano nella mano, come se recitassimo il Padre Nostro».
Un altro tema centrale in questo Giubileo è quello dell’etica, che si lega in modo indissolubile all’imprenditorialità.
«Noi di Ucid ci sentiamo portatori dei valori della dottrina della Chiesa. L’etica non è solo un regolamento, ma una sollecitazione ad un cambiamento intimo. Gestire economicamente l'azienda è un nostro dovere, tuttavia dobbiamo portare avanti anche i sentimenti. La nostra associazione non affilia le aziende come fa Confindustria. Noi chiamiamo i lavoratori e dirigenti. Noi ci rivolgiamo alle persone, perché pensiamo che l'azienda debba essere luogo di crescita personale e comunitaria».
Quale messaggio ci lascia Papa Francesco e cosa dobbiamo aspettarci dal suo successore?
«Noi da un lato ci auguriamo un altro Papa Francesco, però dire ciò è riduttivo e forse ingiusto. Quindi dobbiamo avere il desiderio di credere nello Spirito Santo, affinché ci porti un pastore in grado di accompagnarci per mano così come ha fatto il precedente Pontefice. Papa Francesco ci ha dato una Chiesa che non ha mai svenduto il Vangelo, ma che allo stesso tempo non ha avuto paura di fare i conti con la realtà».
In questi giorni a Roma avete svolto anche diversi convegni giovanili. Quale messaggio si sente di dare ai giovani imprenditori cristiani?
«Ai ragazzi dico che dobbiamo collaborare per una nuova economia fraterna. Anche loro devono dare un forte segnale di vicinanza e condivisione. E devono avere la capacità di vivere un’economia diversa, basata sulla speranza e sulla volontà di non dividerci mai. Insieme si può costruire qualcosa di grande. Noi ci crediamo e lo comunichiamo sempre ai nostri giovani. E attraversando la Porta Santa anche con loro abbiamo rafforzato questo messaggio».