Mentre le nascite fanno segnare il minimo storico dall'unità d'Italia, i decessi aumentano con un tasso di mortalità, il più alto dal dopoguerra. È questo il nuovo grido di allarme dell’Istat. Nel 2015, infatti, sono nati 488mila bambini, 8 per mille residenti, quindicimila in meno rispetto al 2014. Il numero dei figli medi per donna, è di 1,35 al 2015 che si conferma il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità. I morti, dall’altra, secondo gli indicatori Istat sono stati 653 mila, 54 mila in più dell'anno precedente (+9,1%). L'aumento di mortalità risulta concentrato nelle classi di età molto anziane (75-95 anni). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è il più alto tra quelli misurati dal secondo dopoguerra in poi. Ne parliamo con il demografo Gian Carlo Blangiardo.
Professore è stupito?
«Purtroppo no, propagandavo questi dati già due mesi fa. È tutto in linea. Il 2015 potrebbe passare alla storia come l’anno dei record: con la popolazione che diminuisce in termini assoluti cosa che non succedeva più dal 1918 quando c’erano la guerra e l’epidemia di spagnola. La mortalità che è aumentata come mai in tempo di pace. Le nascite che sono scese sotto il mezzo milione come mai successo prima in Italia».
Quali sono le conseguenze?
«La riduzione della speranza di vita, della durata media della vita. Ci eravamo abituati a questa idea di una vita che si allungava mentre questi dati ci dicono i contrario».
Che riflessioni suscitano questi dati?
«Quelli sulla mortalità fanno temere che il sistema sanitario, ancora in buono stato, finisca per indebolire proprio i soggetti più fragili (l’aumento della mortalità ha colpito soprattutto le persone sopra gli 80 anni e spesso con difficoltà economiche). Quelli sulla natalità, mai così bassa nel nostro Paese, colpiscono anche per i dati che riguardano gli stranierei se pochi anni fa il numero di nascite toccava gli 80mila e adesso è sceso a 60mila. Anche loro risentono delle difficoltà. Questi sono segnali importanti che la demografia rivolge agli amministratori e ai politici per cercare nuove strade e perché ci si renda conto che andando avanti così si mette in crisi la capacità e la vitalità della popolazione stessa».